La decisione reale sull’ Eid Al Adha : una riflessione fatta da un cristiano

Diwp

Feb 28, 2025 #islam, #politica, #religione

La recente decisione di Sua Maestà, Comandante dei Credenti, di sospendere il sacrificio rituale dell’Eid Al Adha in Marocco a causa delle difficili condizioni economiche e climatiche, offre uno spunto di riflessione profonda non solo per il mondo islamico, ma anche per il cristianesimo, e in particolare per il cattolicesimo.

La misura adottata non è solo una risposta pragmatica alle difficoltà del momento, ma si inserisce in una visione religiosa in cui l’umanità è al centro delle prescrizioni e dove la legge divina si piega alla necessità e non viceversa.

L’Eid Al Adha commemora il sacrificio di Abramo, figura centrale non solo per l’Islam, ma anche per il Cristianesimo e l’Ebraismo. È il simbolo della fede incrollabile e della sottomissione alla volontà divina, ma anche della misericordia di Dio, che sostituisce il sacrificio umano con quello di un animale.

Dal punto di vista cristiano, il sacrificio abramitico è una prefigurazione del sacrificio di Cristo, che si offre per la salvezza dell’umanità. Tuttavia, mentre l’Islam mantiene il rito sacrificale come atto di obbedienza e di condivisione con i bisognosi, il Cristianesimo lo sublima in un’offerta spirituale, culminata nel sacrificio della croce e nella celebrazione dell’Eucaristia.

Se l’Islam invita i credenti a ricordare l’episodio biblico attraverso un sacrificio concreto, il Cristianesimo invita a rendere il sacrificio un atto interiore, un dono di sé all’altro. Tuttavia, al di là delle differenze di rito, entrambi i culti concordano sul valore essenziale della celebrazione: la fede e la generosità verso il prossimo.

La decisione di Sua Maestà di sospendere il sacrificio si inserisce perfettamente nella tradizione dell’Islam sunnita malikita, che da sempre coniuga il rispetto della legge con l’adattamento alle circostanze. In questo senso, il versetto coranico citato – “E non vi ha imposto alcun inconveniente nella religione” – esprime chiaramente che le norme religiose non devono gravare eccessivamente sull’individuo o sulla società.

Questo concetto trova un parallelo nel Vangelo, quando Gesù afferma: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Mc 2,27). Il contesto evangelico è chiaro: i farisei criticavano Gesù perché i suoi discepoli raccoglievano spighe di sabato, infrangendo la legge mosaica. La risposta di Cristo sposta l’attenzione dal formalismo normativo all’essenza della legge divina: il bene dell’uomo.

La decisione marocchina rispecchia questa logica : la religione non può essere una gabbia normativa che ignora la realtà. Se il sacrificio rischia di diventare un peso eccessivo per la popolazione, allora l’autorità religiosa ha il dovere di agire in nome del bene collettivo. Non si tratta di abolire il rito, ma di interpretarlo in modo dinamico, in base alle circostanze.

Un punto cruciale nel dibattito sulle regole religiose riguarda la distinzione tra trasgredire e superare la norma. L’interesse egoistico porta spesso a violare le regole per un tornaconto personale, mentre l’amore autentico e la responsabilità morale spingono ad andare oltre le regole per il bene comune.

Nel monachesimo cristiano, la “regola” è stata elevata a un principio sacro. Tuttavia, anche nei monasteri, dinanzi a situazioni eccezionali, si è sempre trovato il modo di adattare la norma alle necessità. La rigidità normativa può infatti diventare sterile se perde di vista la sua funzione originale: servire l’uomo.

Allo stesso modo, l’Islam sunnita malikita ha sempre favorito un’interpretazione flessibile della legge religiosa, cercando l’equilibrio tra il rispetto della norma e la realtà sociale. La decisione di Sua Maestà ne è una chiara dimostrazione: essa non nega il sacrificio, ma lo riformula alla luce di una situazione contingente.

L’insegnamento evangelico di Gesù trova la sua spiegazione la regola è uno strumento per il bene dell’individuo e della comunità, e quando essa rischia di diventare un ostacolo, è dovere dell’autorità intervenire.

In questo contesto, l’Islam sunnita malikita offre una prospettiva che andrebbe conosciuta meglio anche dai cattolici: la possibilità di mantenere ferme le tradizioni religiose senza renderle un peso insostenibile. La decisione marocchina, infatti, non è una rinuncia alla fede, ma un modo per preservarla in modo più autentico.

Essa mostra come la religione, se autentica, debba sempre rimanere al servizio dell’uomo e non il contrario.

In un’epoca in cui il legalismo e il formalismo rischiano di soffocare la spiritualità, questa scelta dell’Islam sunnita malikita offre un modello di equilibrio tra tradizione e adattamento. Un modello che, forse, anche il cattolicesimo potrebbe riscoprire per affrontare le sfide del presente con maggiore umanità e flessibilità.

La misura adottata non è solo una risposta pragmatica alle difficoltà del momento, ma si inserisce in una visione religiosa in cui l’umanità è al centro delle prescrizioni e dove la legge divina si piega alla necessità e non viceversa.

Un punto cruciale nel dibattito sulle regole religiose riguarda la distinzione tra trasgredire e superare la norma. L’interesse egoistico porta spesso a violare le regole per un tornaconto personale, mentre l’amore autentico e la responsabilità morale spingono ad andare oltre le regole per il bene comune..

La decisione di celebrare in modo diverso il  sacrificio dell’Eid Al Adha in Marocco rappresenta una scelta che merita di essere studiata e compresa anche da un punto di vista cristiano. Essa mostra come la religione, se autentica, debba sempre rimanere al servizio dell’uomo e non il contrario.

Marco Baratto

Di wp