Angola, luglio 2025: quando il popolo grida e il governo risponde con la violenza

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Lug 17, 2025 #Angola, #politica

Nei giorni 12 e 14 luglio 2025, l’Angola ha visto nelle sue strade qualcosa che dovrebbe far vergognare qualsiasi nazione che si definisce democratica: cittadini che sono scesi pacificamente in piazza per protestare contro l’aumento dei prezzi dei carburanti sono stati ricevuti con gas lacrimogeni, proiettili di gomma, pestaggi e arresti arbitrari. La polizia, pagata con i soldi del popolo, si è trasformata in un’arma contro lo stesso popolo.

Non si è trattato di un incidente isolato. È stata la prova di una cultura della repressione e della paura che persiste nel paese. L’aumento del prezzo del gasolio è stato solo la scintilla — ma la rabbia si accumulava da tempo. Fame, disoccupazione, trasporti cari, mancanza di prospettive: tutto questo ha costruito una bomba sociale pronta a esplodere. L’aumento di 100 kwanzas al litro di carburante è stato solo il tappo che ha fatto saltare il tappo.

Il silenzio che uccide, e la polizia che picchia

Le autorità angolane hanno scelto la repressione invece dell’ascolto. Hanno attaccato studenti, tassisti, attivisti e persino parlamentari. Perché? Perché hanno avuto il coraggio di chiedere dignità. Invece di dialogare con chi soffre, lo Stato preferisce zittire con i manganelli. Usa la polizia come se fosse un esercito privato, uno scudo del potere politico, non una forza di sicurezza pubblica.

In una vera democrazia, protestare è un diritto. In Angola, è diventato un crimine. Questa inversione dice molto: un governo che teme il popolo non è forte — è debole. Un regime che risponde alle urla con la violenza dimostra di aver perso la legittimità.

Il popolo non è il nemico: è stanco delle promesse vuote

La popolazione non chiede lusso. Chiede il minimo: pane, trasporti, istruzione, salute. Chiede che il sacrificio non ricada sempre sugli stessi. Ma il governo continua ad imporre misure che poverano i poveri e arricchiscono chi è già al vertice. Tutto in nome della “stabilità economica” che esiste solo nei rapporti per compiacere il FMI.

Il popolo è stanco. Stanco di essere sfruttato, ignorato e picchiato. E quando finalmente si alza per dire basta, cosa riceve? Violenza. Come se fosse un criminale chiedere rispetto.

Senza giustizia non c’è pace

Bisogna dirlo chiaramente: finché la polizia sarà usata per zittire, l’Angola resterà prigioniera della paura. Finché chi ordina le aggressioni non sarà ritenuto responsabile, l’ingiustizia continuerà a dominare. E finché il popolo sarà trattato come nemico, non ci sarà vera pace — solo un silenzio forzato.

La storia ricorderà

La storia non dimentica i giorni in cui il popolo è stato represso per aver lottato per i suoi diritti. I volti dei feriti, dei prigionieri, degli umiliati — questi volti racconteranno la verità che i discorsi ufficiali cercano di nascondere. E, prima o poi, le grida soffocate torneranno a risuonare più forti, perché nessun potere sopravvive per sempre contro la volontà del popolo.

Pedro Paulino Sampaio

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