Pr João Lourenço: I SOLDI DEL POPOLO NON SONO UNO SCHERZO — SONO DIGNITÀ

Diwp

Lug 28, 2025 #Angola, #politica

In Angola, la povertà continua a essere una condanna invisibile. Nonostante vengano annunciati grandi investimenti per la protezione della fauna selvatica, come elefanti e ippopotami, milioni di cittadini restano dimenticati — senza accesso ad acqua potabile, servizi sanitari, scuole sicure e strade percorribili.

Durante una visita nel sud del paese, il Presidente João Lourenço ha dichiarato, con tono ironico, che se la popolazione non si prenderà cura degli animali, lui metterà i soldi destinati a questa causa “in tasca”. Anche se detto scherzosamente, il commento rivela un problema profondo: l’idea che le risorse dello Stato siano a disposizione personale di chi governa.

Il denaro pubblico non è un premio politico, né un’estensione del potere personale. È una responsabilità costituzionale. La sua gestione deve seguire il principio della giustizia distributiva.

La protezione ambientale è importante. Ma non si può pretendere che comunità abbandonate diano priorità alla fauna selvatica quando non hanno garantito il minimo per vivere con dignità. Nelle province di Kuando Kubango, Cunene, Moxico, Bié, Lunda Norte, Lunda Sul e Zaire, la povertà non è un dato astratto — è la realtà quotidiana. Le strade sono impraticabili, gli ospedali funzionano senza materiali, e le scuole degradate a malapena ospitano gli studenti.

Lo Stato preferisce investire in ciò che dà visibilità, ignorando ciò che salva vite. Si spendono soldi in opere appariscenti, propaganda e cerimonie, mentre le scuole restano senza banchi e i centri sanitari senza personale medico. Questa inversione di priorità rivela una politica pubblica segnata da indifferenza morale.

La Conferenza Episcopale di Angola e São Tomé è stata chiara: anche dopo decenni di indipendenza, una parte significativa della popolazione continua a non avere accesso ai diritti economici e sociali di base. L’origine della crisi non è solo in fattori esterni, ma nella corruzione, nella partitizzazione dello Stato e nell’assenza di etica nella gestione pubblica.

Anche l’arcivescovo José Manuel Imbamba insiste sulla necessità di responsabilizzare chi ha condotto il paese al collasso etico. Per lui, la giustizia non può essere un discorso vago — deve essere visibile nell’azione governativa.

L’accademico Pedro Paulino Sampaio, dal canto suo, sostiene che la crisi angolana sia prima di tutto una crisi antropologica, perché distrugge la base morale della convivenza e ferisce la dignità umana. Ed è proprio questa dignità che deve guidare le politiche pubbliche.

La frase del Presidente, invece di essere banale, è stata simbolica. Perché in Angola i soldi del popolo sono davvero stati deviati — non a causa degli elefanti, ma a causa di contratti fraudolenti, schemi di arricchimento illecito e di un sistema che ancora non comprende lo Stato come servitore del bene comune.

Il costo di questa gestione si paga con vite umane. Con bambini che muoiono senza assistenza medica. Con comunità isolate per mancanza di ponti. Con giovani senza scuola né futuro. E tutto questo accade non per mancanza di risorse, ma per mancanza di giustizia.

Questo testo non è solo una critica. È un appello. Un grido etico. Il popolo non chiede favori — esige ciò che gli appartiene di diritto. Perché il denaro pubblico non è uno scherzo. È pane. È ospedale. È scuola. È dignità.

E garantire tutto ciò non è un atto di generosità. È un dovere dello Stato.

Pedro Paulino Sampaio

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