La rivoluzione silenziosa delle donne nel governo della Repubblica Democratica del Congo

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Ago 28, 2025 #politica, #RDC

L’8 agosto 2025 resterà una data simbolica nella storia della Repubblica Democratica del Congo. Quel giorno è stato annunciato un nuovo governo che ha sancito un passaggio epocale: per la prima volta, quasi un terzo delle posizioni ministeriali sono guidate da donne. Diciassette ministre su cinquantatré componenti dell’esecutivo. Un risultato che, pur maturato in un contesto politico complesso e fragile, rappresenta una vera rivoluzione silenziosa per un Paese che fino a pochi anni fa relegava le donne ai margini della sfera decisionale.

Questo traguardo non è arrivato per caso. È il frutto di un processo di graduale inclusione iniziato negli anni scorsi. Nel 2019, le donne nei ranghi governativi erano appena il 17 %. Nel 2021, la percentuale è salita al 27 %, fino ad arrivare al 32 % nel 2024. Oggi, con il nuovo esecutivo, la cifra si consolida, confermando un trend positivo che ha radici nelle riforme istituzionali volute dal Presidente Félix Tshisekedi.

La legge elettorale approvata nel 2022 ha avuto un ruolo determinante. Essa prevede incentivi per i partiti che presentano liste con almeno il 50 % di candidate donne. Non si tratta soltanto di una misura formale: ha creato uno spazio politico reale per una nuova generazione di leader femminili, capaci di portare competenze e visioni innovative nei settori chiave del Paese

Il cambiamento è ancora più evidente osservando la qualità delle nomine. Per la prima volta, infatti, non si tratta soltanto di ministeri “tradizionalmente femminili” come Cultura o Servizi Sociali. Le donne sono state chiamate a guidare dicasteri centrali per la vita politica ed economica del Congo.

  • Judith Suminwa Tuluka, ex ministra della Pianificazione, è diventata la prima donna primo ministro della storia del Paese. Il suo profilo unisce competenze tecnocratiche e visione politica. Ha presentato un programma che si articola su sei priorità: rilancio economico, sicurezza, pianificazione territoriale, benessere sociale, protezione degli ecosistemi e sviluppo umano. Per molti analisti, la sua leadership segna un punto di svolta nella modernizzazione delle istituzioni congolesi.
  • Thérèse Kayikwamba Wagner ha assunto la guida degli Affari Esteri. È la prima donna a occupare questa posizione in un momento cruciale per la politica regionale, segnato da conflitti e tensioni con i Paesi vicini. La sua carriera internazionale la rende una figura in grado di difendere la sovranità del Congo e allo stesso tempo di rafforzare le alleanze diplomatiche.
  • Acacia Bandubola è stata nominata ministra degli Idrocarburi, un settore che rappresenta una delle principali fonti di ricchezza del Paese. La sua nomina dimostra la volontà di affidare a donne la gestione di dossier strategici per l’economia nazionale.
  • Raïssa Malu guida il Ministero dell’Educazione Nazionale e della Nuova Cittadinanza. Nota per il suo impegno nella promozione delle STEM e dell’istruzione gratuita, Malu punta a ridurre le disuguaglianze tra città e zone rurali, garantendo accesso equo alla scuola e al digitale.
  • Yolande Elebe, ministra della Cultura, ha riportato al centro il valore del patrimonio congolese. In una recente dichiarazione, ha definito la rumba “un’arma pacifica” capace di unire il popolo congolese e rafforzarne l’identità.

Accanto a loro ci sono altre figure di rilievo: Marie Nyange Ndambo (Ambiente), Ève Bazaiba (Servizi Sociali), Micheline Ombaye (Genere e Famiglia), Grâce Kutino (Gioventù) e Arlette Bahati (Nuova Economia). Tutte portano competenze specifiche e nuove prospettive in ambiti cruciali.

Il risultato raggiunto dal Congo assume ancora più valore se confrontato con i dati globali. Secondo le Nazioni Unite, nel mondo le donne rappresentano in media il 22,9 % dei membri di governo. Solo una ventina di Paesi hanno un capo di governo donna. La RDC non solo supera questa media, ma diventa anche uno dei Paesi africani più avanzati sul fronte della rappresentanza femminile.

Questa evoluzione è stata accolta positivamente anche dalle organizzazioni internazionali che da anni sostengono la parità di genere come motore di sviluppo sostenibile. Per la società congolese, segnata da decenni di conflitti e instabilità, si tratta di un segnale forte di rinnovamento

Guardando al ruolo delle ministre, emerge un aspetto fondamentale: non si tratta di nomine simboliche. Le donne oggi al governo hanno il compito di gestire portafogli complessi e decisivi. Portano con sé non solo il valore della rappresentanza, ma anche una diversa prospettiva sul modo di governare.

Il programma di Judith Suminwa, ad esempio, si concentra sull’equilibrio tra crescita economica e sviluppo umano. Raïssa Malu insiste sul diritto all’istruzione come base della cittadinanza. Yolande Elebe utilizza la cultura come strumento di coesione e orgoglio nazionale. Queste visioni, diverse ma complementari, arricchiscono il dibattito politico e ne ampliano gli orizzonti.

Nonostante i progressi, restano nodi irrisolti. Alcuni ministeri chiave – Difesa, Interni, Finanze ed Economia – restano in mano a uomini. A livello provinciale e nelle agenzie pubbliche, la presenza femminile è ancora limitata.

Sul fronte dell’istruzione, nonostante le iniziative di gratuità, molte famiglie devono affrontare costi indiretti che impediscono a bambine e ragazze di proseguire gli studi. Le barriere culturali e sociali, soprattutto nelle aree rurali, rappresentano un ostacolo concreto. Anche nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria le donne devono ancora affrontare disuguaglianze strutturali

Eppure, nonostante le sfide, l’attuale composizione del governo invia un messaggio potente. Le giovani congolesi, spesso scoraggiate da un sistema tradizionalmente dominato dagli uomini, vedono finalmente modelli di leadership femminile riconosciuti e valorizzati.

Questa trasformazione non riguarda solo la politica. Ha un effetto simbolico che può diffondersi nella società, ispirando nuove ambizioni nelle scuole, nelle università e nel mondo del lavoro. Le donne al governo dimostrano che è possibile raggiungere posizioni di potere senza rinunciare alla propria identità e alle proprie competenze

Dal 17 % di donne ministre nel 2019 all’attuale 32 % nel 2025, il percorso della Repubblica Democratica del Congo racconta una storia di cambiamento lento ma deciso. Non si tratta di un punto di arrivo, ma di un passaggio fondamentale verso un modello politico più inclusivo e rappresentativo.

La vera forza di questa trasformazione non sta solo nelle cifre, ma nei volti e nelle storie delle donne che oggi guidano i ministeri. Donne che parlano di pace, di sviluppo sostenibile, di educazione e di cultura. Donne che gestiscono l’energia, la diplomazia e le risorse strategiche del Paese. Donne che stanno cambiando il modo in cui il Congo si immagina e si presenta al mondo.

Il futuro resta incerto, come sempre in un Paese che deve ancora affrontare sfide enormi. Ma una cosa è certa: oggi il destino della Repubblica Democratica del Congo è scritto anche dalle sue donne. E questo, per l’Africa e per il mondo intero, è un messaggio che vale più di mille statistiche.

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