Fratelli,
Oggi la Chiesa celebra la gioia. La gioia che nasce dalla certezza che Dio è fedele alla sua promessa. Questa Domenica Gaudete non interrompe l’Avvento, ma lo approfondisce. Gioiamo non perché il mondo sia in ordine, né perché le difficoltà scompaiano, ma perché Dio non ha abbandonato la storia e rimane presente in mezzo a noi. È questa fedeltà di Dio a fondare la nostra gioia.
Il profeta Isaia si rivolge a un popolo stanco, scoraggiato, senza forze e senza prospettive. Il deserto in cui vivono è reale, fatto di paura, oppressione e incertezza. Dio non chiede illusioni né sogni facili; chiede coraggio e fiducia. Dice chiaramente: «Abbiate coraggio, non temete, il vostro Dio viene a salvarvi». Questa è l’essenza dell’Avvento: Dio interviene. Non è la nostra forza a cambiare la storia, ma la presenza di Dio che trasforma il deserto in vita, che dà passi sicuri a chi vacilla, che rialza chi è caduto. La gioia cristiana nasce qui, nella realtà concreta, non nelle belle parole o nelle speranze vuote.
Quando Dio entra nella storia, le situazioni cambiano. Dove Egli è accolto, c’è direzione; c’è una trasformazione reale della vita. Dove Dio è ignorato, viene messo da parte, sostituito da parole pietose e pratiche vuote che non cambiano nulla. La fede che non tocca la vita concreta, che non cambia atteggiamenti né corregge ingiustizie, non salva; serve solo ad alleviare la coscienza e dare l’apparenza di pietà. L’Avvento ci chiama alla realtà: Dio viene e richiede apertura e conversione.
Il Salmo responsoriale rafforza questa verità con chiarezza. Il Signore fa giustizia, libera chi è prigioniero, sostiene i deboli e impedisce che i malvagi dominino. Non è una promessa astratta; è un’azione concreta di Dio nel mondo. La gioia cristiana nasce dalla fiducia in un Dio che governa, che agisce, che trasforma. Non è un conforto facile, non è distrazione; è forza per affrontare la vita com’è.
San Giacomo si rivolge alla comunità con fermezza. Chi aspetta il Signore non vive di lamentele, mormorii o divisioni interne. L’attesa richiede fermezza di cuore, pazienza e fedeltà. Non c’è spazio per scuse o per pigrizia spirituale. La comunità che si consuma in accuse e lamenti ha già perso la forza di aspettare il Signore. L’Avvento è tempo di preparazione attiva, non di accomodamento.
Nel Vangelo incontriamo Giovanni Battista in prigione. L’uomo che ha preparato la via del Signore non è risparmiato, non è protetto, non si nasconde dalla sofferenza. E dalla prigione pone la domanda decisiva a Gesù: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Questa domanda non è superficiale. È fede messa alla prova. Gesù risponde con opere concrete: i ciechi vedono, i zoppi camminano, i poveri ricevono la Buona Novella, gli oppressi sono liberati. Dove ciò accade, lì è presente il Regno di Dio. La presenza del Messia si manifesta nella trasformazione della vita, nella giustizia compiuta, nella liberazione e nella cura dei più fragili.
Gesù non presenta Giovanni come fragile o decorativo. Non è una canna mossa dal vento né un uomo di comodità. Era un profeta intero, coraggioso, fermo e impegnato. Quando Gesù afferma che il più piccolo nel Regno dei Cieli è maggiore di Giovanni, pone su di noi una responsabilità pesante. Chi vive dopo Cristo non può vivere con fede superficiale, né può fingere impegno. È necessario integrare la Parola nella vita, assumere conseguenze e agire con coraggio.
Questa Domenica Gaudete non è un intervallo sentimentale né una pausa facile nell’Avvento. È un appello alla lucidità e al coraggio. La gioia cristiana non nasce dalla facilità né dall’assenza di problemi. Nasce dalla certezza che Dio viene, dalla fedeltà di Dio e dalla fiducia che Egli trasforma la storia e la vita di chi lo accoglie. Gioire oggi significa restare fermi, svegli e vigili, anche quando tutto sembra perduto, anche quando il mondo insiste nel volerci indebolire.
Fratelli, che questa celebrazione del Gaudete ci risvegli. Che la gioia di cui parla Isaia fortifichi le mani stanche e le ginocchia vacillanti. Che il Signore ci dia coraggio per affrontare le difficoltà, fedeltà per attendere, pazienza per perseverare e forza per agire secondo giustizia e amore. La gioia cristiana è questa: fermezza di fronte allo scoraggiamento, speranza di fronte all’incertezza e fiducia totale nella fedeltà di Dio.
Così sia.
Don Pedro Sampaio
