Questa nozione di servizio è fondamentale nel Muridismo perché consente a tutti gli strati della
società di aderire alla nuova via, ciascuno secondo le proprie capacità e possibilità. La condizione
necessaria per la Khidma è avere una volontà spirituale (himma) che è un impegno sincero, oltre
che l’attestazione di fede (Shahada) e l’adesione ai pilastri dell’Islam.
Khidma significa “Servizio”, ma nel sufismo in generale e nel Muridismo in particolare, questa
nozione implica un metodo di educazione spirituale (Tarbiya) in base al quale il discepolo
abbandona le proprie scelte e la propria volontà per le scelte e la volontà della sua guida spirituale,
seguendo le sue raccomandazioni e svolgendo i compiti assegnatigli.
Sheikh Ahmadou Bamba ha istituito la “khidma” come norma nella sua via. Questa nozione di
servizio dei musulmani è uno dei modi più sicuri per sfuggire alle sorprese del giudizio nell’aldilà.
È la via degli uomini spirituali che non hanno traccia d’orgoglio in loro, come i “Malamatiya”, noti
per la loro umiltà e il loro impegno sincero nel servire il prossimo. Nel Muridismo, sono i Baye Fall
che, come i “Malamatiya”, sono discepoli molto impegnati a servire il prossimo in tutta umiltà e
abnegazione. La loro guida Sheikh Ibra Fall era un principe che si dedicò al servizio della sua guida
Sheikh Ahmadou Bamba, trascinando al suo seguito tutte le famiglie aristocratiche del Senegal,
che da principi e guerrieri divennero i più umili servitori della Muridiya.
Il Profeta (psl) disse: “Khadimu al qawmi sayiduhum”: “Il servitore di una comunità è il suo
maestro”. Bilal Ibn Rabah e Anas Ibn Malik erano servitori del Profeta (psl). Il khalifa Omar Ibn
Khattab chiamava Bilal “il nostro maestro Bilal”.
Sheikh Mohammad Bachir spiegò: Il nostro Sheikh, su di lui il compiacimento di Allah, educava i
discepoli distogliendoli dalle delizie e dai piaceri terreni, purificando le loro intenzioni e
impegnandoli nelle buone azioni. Li metteva in guardia dalle insidie del potere e della ricchezza e
inculcava loro le finalità della Sharia e la saggezza in ogni atto della vita, poiché conosceva le
carenze del suo popolo e le realtà della sua generazione. La maggior parte dei suoi seguaci non
aveva l’attitudine necessaria per l’istruzione religiosa, a causa dell’analfabetismo diffuso e dei
costumi decadenti dell’epoca, così insegnò loro gli obblighi e le raccomandazioni attraverso lo
svolgimento di lavori manuali, al fine di combattere in loro la pigrizia; giacché l’ozio è fonte di
corruzione, soprattutto quando è accompagnato dall’orgoglio e dalla superbia che caratterizzavano
i suoi compatrioti.
Una volta che i discepoli si abituavano a obbedire e a lavorare insieme senza distinzione di casta o
di rango sociale, inculcava loro l’egualitarismo e l’altruismo, facendo loro capire che l’eccellenza si
manifesta nelle virtù e nelle perfezioni che sono il risultato della libertà dai vizi e dalla corruzione.
Così distillava saggezza attraverso i suoi consigli e sottolineava sottilmente i difetti
spiegando i segreti della religione, al fine di perfezionare alcuni e purificare altri, nonché di
illuminare il loro intelletto in vista di un pentimento sincero e di una concentrazione totale in Allah.
Li educava con l’ascesi e li teneva lontani dalle tentazioni terrene, radicando nei loro cuori l’amore
divino, affinché la loro lingua menzionasse costantemente Allah e il loro corpo obbedisse agli
imperativi divini e profetici.
Quando il discepolo era spiritualmente realizzato, lo lasciava libero di seguire la sua
vocazione, sorvegliandolo affinché si conformasse sempre ai precetti della religione e alle regole
di correttezza inculcate dalla corporazione sufi.
I suoi metodi erano efficacemente racchiusi in una Sharia pura e in una Haqiqa luminosa, al punto
che la Baraka era evidente sui suoi discepoli, in particolare su quelli che furono adoperati per la
Tarbiya degli aspiranti.
Tutti loro attinsero dall’oceano senza sponde della spiritualità del nostro Sheikh, su di lui il
compiacimento di Allah, ma ognuno secondo le proprie potenzialità e attitudini. Quando
tornavano a casa, stupivano i parenti e i vicini per le loro qualità, perché erano pieni di umiltà, pietà
e virtù.
Questi risultati tangibili non lasciavano spazio a dubbi e sempre più folle accorrevano a lui,
da sapienti prestigiosi ad allievi studiosi, tutti desiderosi di raccogliere le perle e i gioielli di
saggezza che egli elargiva loro.
Grazie a questo testo possiamo capire l’importanza della Khidma, con la quale tutti gli aspiranti,
indipendentemente dal loro livello intellettuale, possono raggiungere la realizzazione spirituale
acquisendo le nobili virtù (makarimul akhlaq) che iniziano con l’umiltà e terminano con la
saggezza, tra cui la pazienza, l’altruismo, la generosità, il coraggio, il valore, ecc. ….
È molto importante sapere che nei Paesi musulmani, in cui la maggioranza dei credenti non parla
l’arabo, e persino nei Paesi arabi in cui la maggioranza dei credenti non è alfabetizzata, la khidma
svolge un ruolo molto importante nelle confraternite sufi, che per mezzo di una varietà di tecniche
fanno vivere la spiritualità mohammadiana ai loro discepoli.
Abdalah Fahmi