C’è chi non si rassegna e continua a diffondere teorie che sanno più di complotto che di fede. Un noto giornalista, ripropone oggi la sua vecchia tesi: Secondo questo giornalista Papa Francesco sarebbe stato un antipapa e ora anche Leone XIV rischierebbe di esserlo oppure essere anche lui in una presunta “sede impedita” che peserebbe sul nuovo Pontefice.
Ma queste narrazioni non fanno bene a nessuno: feriscono la Chiesa, disorientano i fedeli e creano fratture inutili nella comunità ecclesiale. La realtà è molto più semplice e lineare: Leone XIV è il successore legittimo di Papa Francesco. Punto e basta.
Inventare il mito di un “Papa Leone XIV in sede impedita” significa spingere ancora di più verso la divisione. Non c’è alcun impedimento, così come non ve n’era ai tempi di Benedetto XVI. Eppure lo stesso giornalista che oggi insinua sospetti su Leone XIV, ieri sosteneva che anche Benedetto fosse in sede impedita. Una storia che si ripete, ma che non regge di fronte ai fatti.
Il cosiddetto “Codice Leone” non è un segreto da decifrare, né un intrigo nascosto nelle pieghe della storia. È il codice del pontificato: la continuità viva della missione di Pietro, portata avanti con sensibilità propria ma in linea con l’opera di Benedetto e Francesco. È un codice che parla di dialogo, di fraternità e di apertura, non di sospetti e contrapposizioni.
Leone XIV, come i suoi predecessori, lavora per una Chiesa che costruisce ponti e non muri. Ed è proprio questo che oggi serve: una Chiesa capace di essere faro di unità in un mondo che rischia di smarrirsi dietro divisioni e conflitti. Invece di inseguire fantasie complottiste, occorre guardare alla concretezza del suo ministero, già orientato al dialogo tra le confessioni, al confronto sincero con le altre religioni e all’impegno per la pace.
È questa la strada da percorrere: non le teorie che dividono, ma la fede che unisce.