Il voto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul rinnovo del mandato della MINURSO , tenutosi venerdì 31 ottobre, ha segnato un momento di particolare rilievo nella lunga e complessa vicenda del Sahara Occidentale. Con 11 voti a favore, nessun voto contrario e tre astensioni, la risoluzione proposta dagli Stati Uniti e sostenuta attivamente dalla Francia è stata approvata, confermando il crescente consenso internazionale intorno al piano di autonomia proposto dal Marocco nel 2007 come base realistica e credibile per una soluzione politica duratura del conflitto.
Il testo della risoluzione riconosce esplicitamente che la proposta marocchina di autonomia «potrebbe rappresentare la soluzione più realistica e praticabile» per porre fine a un conflitto che da oltre mezzo secolo avvelena le relazioni politiche e diplomatiche nel Maghreb. Il voto rappresenta quindi non soltanto un successo diplomatico per Rabat, ma anche una conferma del mutato equilibrio geopolitico all’interno delle Nazioni Unite rispetto a questa delicata questione.
Una vittoria diplomatica per il Marocco
Per il Marocco, la risoluzione del 31 ottobre costituisce una vittoria diplomatica significativa, se non clamorosa. Il documento consolida il riconoscimento del piano di autonomia come «riferimento centrale» nel processo politico mediato dall’ONU e riafferma la necessità di proseguire i negoziati sotto l’egida dell’inviato personale del Segretario Generale, Staffan de Mistura, cui viene conferito un mandato chiaro per intensificare il dialogo tra le parti.
Il sostegno di dodici dei quindici membri del Consiglio alla posizione marocchina – tra cui tre membri permanenti, Stati Uniti, Francia e Regno Unito – evidenzia la convergenza di gran parte della comunità internazionale sulla necessità di superare definitivamente l’impasse. Questi Paesi considerano ormai il Sahara come parte integrante del territorio marocchino e vedono nella proposta di Rabat un quadro realistico di autogoverno, compatibile con la stabilità regionale e con i principi della Carta delle Nazioni Unite.
La Francia ha espresso piena soddisfazione per l’adozione della risoluzione, ringraziando gli Stati Uniti per la stesura del testo e sottolineando che il piano marocchino rappresenta «l’unica via sicura verso una soluzione politica duratura». Parigi ha descritto la decisione del Consiglio come una «pagina di storia» che segna l’inizio di una nuova era nel trattamento della questione sahariana.
Le astensioni e le riserve
Tra i membri che si sono astenuti figura la Cina, che pur non opponendosi al testo ha preferito mantenere una posizione prudente, ribadendo il proprio sostegno a una «soluzione politica, giusta e reciprocamente accettabile». Pechino ha confermato la propria volontà di favorire il dialogo, ma senza schierarsi apertamente a favore di nessuna delle parti.
Anche altri Paesi, come la Russia, pur non figurando tra i promotori diretti della risoluzione, hanno riconosciuto il carattere concreto e pragmatico del piano marocchino, considerandolo un punto di partenza credibile per negoziazioni future. Negli ultimi anni, Mosca ha mostrato un’evoluzione nella sua posizione, passando da un atteggiamento di neutralità cauta a una valutazione più positiva dell’approccio di Rabat, che mira a garantire stabilità e sviluppo economico nella regione. La Russia ha scelto di non bloccare la risoluzione . Una posizione interessante visto i legami stretti con l’ Algeria .
La posizione dell’Algeria e del Fronte Polisario
Sul fronte opposto, l’Algeria – che sostiene storicamente il Fronte Polisario e la rivendicazione di un referendum per l’autodeterminazione del popolo saharawi – ha espresso la propria insoddisfazione per il contenuto della risoluzione. Durante il dibattito, la delegazione algerina ha riconosciuto alcuni miglioramenti nel testo rispetto alle versioni precedenti, ma ha giudicato il documento finale «insufficiente», sottolineando la necessità di includere in modo più esplicito il principio di autodeterminazione.
Nonostante ciò, l’Algeria ha scelto di non partecipare al voto, un gesto interpretato da molti osservatori come un segnale di isolamento diplomatico. La sua decisione ha evidenziato il crescente divario tra la posizione algerina e quella della maggioranza del Consiglio di Sicurezza, sempre più convinta che la proposta di autonomia offra una via d’uscita concreta e pacifica dal conflitto.
Le prese di posizione dei membri non permanenti
Tra i membri non permanenti, diversi Paesi hanno espresso con chiarezza il loro sostegno al piano marocchino. La Sierra Leone, ad esempio, ha ribadito che l’iniziativa di Rabat rappresenta «una base seria e credibile per il dialogo» e «un approccio realistico per la costruzione di una pace duratura».
Anche la Danimarca ha votato a favore, definendo il piano di autonomia «coerente con gli sforzi dell’ONU» e idoneo a promuovere una soluzione politica stabile, che tenga conto delle esigenze di sicurezza e di sviluppo della regione.
Questo ampio consenso tra membri permanenti e non permanenti del Consiglio evidenzia come il piano marocchino, dopo anni di discussioni, stia guadagnando un riconoscimento crescente come l’unica opzione praticabile per uscire da un conflitto che ha bloccato la cooperazione maghrebina e ostacolato il progresso dell’integrazione regionale.
Un nuovo approccio internazionale
La risoluzione del 31 ottobre è considerata da molti diplomatici e analisti come l’inizio di una nuova fase. Per la prima volta, infatti, il piano di autonomia marocchino non viene semplicemente menzionato come una delle possibili opzioni, ma viene elevato a riferimento centrale per le prossime negoziazioni.
Il documento sottolinea la necessità di una soluzione politica realistica, pragmatica e duratura, basata sul compromesso e sul rispetto reciproco, e invita tutte le parti a cooperare pienamente con l’inviato personale del Segretario Generale. Viene inoltre riaffermato il ruolo della MINURSO nel mantenimento della stabilità e nel monitoraggio della situazione sul terreno.
Conclusione: una svolta nella diplomazia del Maghreb
In definitiva, la risoluzione del Consiglio di Sicurezza rappresenta un punto di svolta per la diplomazia marocchina e per la gestione internazionale della questione del Sahara Occidentale. Con un consenso sempre più ampio intorno alla proposta di autonomia, Rabat consolida la propria posizione come attore centrale e responsabile nella regione.
Allo stesso tempo, la comunità internazionale sembra aver scelto un approccio più pragmatico, abbandonando progressivamente visioni irrealistiche e puntando su una soluzione politica sotto sovranità marocchina che garantisca al tempo stesso una forma di autogoverno al territorio.
Come ha dichiarato il rappresentante francese al termine della sessione, «oggi si scrive una pagina di storia»: il Sahara Occidentale entra in una nuova era, in cui il piano di autonomia del Marocco è finalmente riconosciuto come una soluzione valida, condivisa e orientata al futuro.
Marco Baratto
