La libertà di religione in Algeria: una questione da affrontare

In questi giorni, nel più totale disinteresse generale, un tribunale in Algeria ha condannato Il pastore Ourahamane  a due anni di carcere e a una multa di 100.000 dinari algerini (700 Euro) per aver guidato la sua chiesa, sebbene i pubblici ministeri non abbiano fornito prove di un crimine commesso.

Le comunità riformate di tutta Europa, con grande fatica , stanno cercando di portare l’attenzione su questo evento. Che per la verità non colpisce solo le chiese nate dalla riforma ma, in generale tutte le confessioni religiose.

Nel 2022 è toccato alla Chiesa Cattolica , che è stata fortemente consigliata , di chiudere le attività della Caritas . All’epoca ,l’agenzia FIDES ( Agenzia di Stampa che serve a far conoscere le attività missionarie della Chiesa) sosteneva nella sua nota che ” La disposizione di chiudere le attività di Caritas Algeria è stata presa dalle autorità algerine senza fornire motivazioni ufficiali e dettagliate di tale misura ai Vescovi della Chiesa cattolica d’Algeria”

Dobbia rammentare due cose: la prima, come sostengono le Chiese protestanti è che L’Algeria è firmataria di importanti trattati sui diritti umani, che la impegnano a sostenere i diritti alla libertà di religione e di espressione. La Commissione statunitense sulla libertà religiosa internazionale, nel suo rapporto annuale del 2024, ha raccomandato che l’Algeria venga inclusa nella “Special Watch List” del Dipartimento di Stato per aver commesso o tollerato gravi violazioni della libertà religiosa.”; la seconda , ancora più pesante è che l’Italia che ha storici rapporti con l’Algeria dovrebbe far valere il suo peso per la difesa della libertà religiosa in questa Nazione.

La cosa, infatti, che maggiormente stride sia nella vicenda che riguarda i le chiese protestanti sia la Chiesa Cattolica, è che questa Nazione è attorniata da Nazioni a maggioranza musulmane sunnite dove i credenti nelle altre religioni godono di piena libertà. Vorrei a tale proposito portare il caso dell’ Egitto . Il Presidente Al Sisi, noto per essere un buon mussulmano praticante , ha stabilito che I centri abitati egiziani di nuova creazione dovranno inserire tassativamente nel progetto urbanistico e nei piani regolatori la costruzione di una chiesa, anche se tale luogo di culto cristiano verrà frequentato e utilizzato da un numero esiguo di battezzati. Atteggiamento sicuramente più costruttivo di molti politici , anche Italiani , che non prendono neppure in considerazione la possibilità di costruire moschee.

Marco Baratto

Marco Baratto, laureato in legge presso l’Università Cattolica , si interessa di dialogo tra le religione, membro della “Fraternité d’Abraham” e collabora alla realizzazione di diversi momenti di approfondimento del dialogo inter religioso

Di wp