Una necessaria svolta nella politica estera italiana sulla questione del Sahara occidentale: tra coerenza, interessi e nuove opportunità

Diwp

Mag 19, 2025 #Marocco, #politica

La recente dichiarazione della portavoce dell’Unione europea per gli Affari esteri, Nabila Massrali, ha nuovamente chiarito in modo inequivocabile che né l’UE né alcuno dei suoi Stati membri riconoscono la cosiddetta RASD (Repubblica Araba Sahrawi Democratica). Questa posizione ufficiale, ribadita in occasione della preparazione della riunione ministeriale UE-UA, sottolinea una verità giuridica e politica: la legittimità della RASD non trova alcun fondamento nel diritto internazionale riconosciuto dall’UE.

Eppure, in Italia, persistono ambiguità che alimentano una posizione poco chiara e spesso incoerente rispetto alla linea europea. Regioni come la Toscana e l’Emilia-Romagna continuano a ospitare rappresentanti della pseudo RASD in contesti ufficiali, con il sostegno di esponenti politici locali, spesso legati al centrosinistra. Particolarmente emblematica è la posizione assunta nel 2020 dall’allora vicepresidente dell’Emilia-Romagna, oggi segretaria del PD, Elly Schlein, che accolse ufficialmente la rappresentante in Italia del Fronte Polisario, sottolineando il “supporto concreto” della Regione con un finanziamento di 150.000 euro per progetti di cooperazione. Si tratta di un gesto che stride fortemente con la linea europea e con gli obblighi dello Stato italiano, che, come membro dell’UE, non riconosce né sostiene la RASD.

L’Italia si trova in una posizione delicata e spesso ambivalente. Da un lato, dovrebbe, per logica politica e per coerenza con il diritto internazionale, allinearsi pienamente alla posizione marocchina, sostenuta in modo crescente da Stati Uniti, Germania, Spagna e dalla stessa UE. Dall’altro, storiche simpatie, retaggi ideologici e interessi strategici frenano un posizionamento netto.

Uno degli elementi centrali di questa ambivalenza risiede negli interessi energetici. L’ENI ha da tempo rapporti con l’Algeria, principale sostenitore della RASD e nemico dichiarato del Marocco. La cooperazione energetica tra Italia e Algeria è stata recentemente rafforzata dal Governo Meloni, soprattutto nel quadro del cosiddetto “Piano Mattei”. In questo contesto, la necessità di garantire approvvigionamenti energetici alternativi al gas russo ha spinto Roma a consolidare le relazioni con Algeri, rendendo la posizione italiana sulla questione sahariana ancor più prudente, se non ambigua.

A rendere più complessa la situazione, vi è anche il passato politico della stessa Giorgia Meloni, che da giovane deputata, nel 2000, visitò i campi del Polisario in Algeria, esprimendo simpatia per la causa sahrawi. Nel 2007, fu tra i firmatari di una mozione parlamentare – presentata insieme a forze della sinistra – per il riconoscimento dello status diplomatico della RASD in Italia. Un passato che oggi pesa, ma che deve necessariamente essere superato.

Oggi, Giorgia Meloni è Presidente del Consiglio e guida un Governo che si vuole presentare come solido, atlantista e coerente con gli interessi strategici dell’Italia e dell’Occidente. Proprio per questo, si impone una revisione radicale della politica italiana sul Sahara occidentale, coerente con le posizioni ufficiali dell’UE e orientata verso il pieno sostegno alla proposta marocchina di autonomia per il Sahara, nell’ambito dell’integrità territoriale del Regno.

Questa proposta, avanzata da Rabat e considerata seria, credibile e realistica da gran parte della comunità internazionale, è oggi il percorso diplomatico più solido per una soluzione pacifica e duratura. Sostenere il piano marocchino non solo significa rafforzare la stabilità nel Nord Africa, ma anche consolidare un partenariato strategico con un Paese cruciale per la sicurezza, la lotta al terrorismo e il controllo dei flussi migratori.

Uno degli argomenti più frequentemente utilizzati per giustificare la prudenza italiana è la dipendenza energetica dall’Algeria, attualmente uno dei principali fornitori di gas. Tuttavia, questa dipendenza può e deve essere progressivamente ridotta.

Esistono alternative concrete e realistiche: primo fra tutti Il gasdotto Nigeria-Marocco (NMGP): un ambizioso progetto che prevede il trasporto di gas nigeriano verso l’Europa passando per il Marocco, con collegamenti diretti alla rete europea attraverso la Spagna. Un’infrastruttura strategica, sostenuta da diversi Paesi africani e dall’UE, che rappresenta una reale alternativa all’asse energetico algerino.

Altra alternativa è l’Egitto, che negli ultimi anni ha aumentato la propria capacità di esportazione di gas naturale liquefatto (GNL), potrebbe rappresentare una seconda via di diversificazione energetica. Le relazioni tra Italia ed Egitto, pur complesse, hanno registrato negli ultimi mesi segnali di distensione e rinnovata cooperazione.

Un graduale riposizionamento energetico libererebbe l’Italia dalla dipendenza unilaterale dall’Algeria, offrendo maggiore libertà diplomatica e coerenza nella propria politica estera.

L’Italia non può più permettersi di mantenere una posizione ambigua e contraddittoria sulla questione del Sahara occidentale. La sua credibilità internazionale, il suo ruolo nell’UE e nel Mediterraneo, e la sua politica estera devono essere guidati da coerenza, visione strategica e rispetto del diritto internazionale.

Giorgia Meloni ha oggi l’occasione – e la responsabilità – di correggere gli errori del passato e imprimere una svolta chiara alla politica italiana, assumendo una posizione netta a favore della proposta marocchina di autonomia. Questo cambio di passo non deve essere ostacolato da timori energetici o da nostalgie ideologiche. Al contrario, va costruito su nuove alleanze strategiche, diversificazione delle fonti energetiche e allineamento con le principali democrazie europee e atlantiche.

Il tempo delle ambiguità è finito. L’Italia ha tutto da guadagnare da una politica estera coerente, stabile e orientata al futuro.

Marco Baratto

Di wp