“Londra Sceglie il Marocco: Il Silenzio Assordante di Roma sul Sahara

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Giu 1, 2025 #Marocco, #politica

Il Regno Unito ha compiuto un passo significativo nel dossier del Sahara marocchino, allineandosi ufficialmente alla posizione già adottata da Stati Uniti e Francia: riconoscere il piano d’autonomia proposto dal Marocco nel 2007 come la base più credibile, pragmatica e realistica per una soluzione duratura del conflitto regionale. Un atto di peso, formalizzato attraverso un comunicato congiunto firmato a Rabat dal Segretario di Stato britannico agli Affari esteri, David Lammy, e il ministro marocchino degli Affari esteri, Nasser Bourita. In quel documento, Londra non solo sostiene apertamente la proposta marocchina, ma sottolinea anche l’urgenza di una soluzione politica sotto l’egida delle Nazioni Unite, riconoscendo l’importanza cruciale che la questione del Sahara riveste per il Marocco.

Il Regno Unito ha dunque scelto la chiarezza, dichiarando apertamente che il piano d’autonomia marocchino è compatibile con il diritto internazionale e con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Questo sostegno va oltre le parole: UK Export Finance, l’agenzia britannica per il credito all’esportazione, ha confermato la possibilità di finanziare progetti economici nelle province del Sud marocchino, aprendo così la strada a investimenti concreti che riconoscono implicitamente la piena integrazione di questi territori nel tessuto economico del Regno. Un segnale chiaro, pragmatico, che mostra come Londra sia pronta a giocare un ruolo attivo nel consolidamento della stabilità del Nord Africa, consapevole che la sicurezza regionale e la cooperazione economica non possono prescindere da una soluzione definitiva a questo contenzioso.

E mentre le principali potenze mondiali si allineano progressivamente alla posizione marocchina, brilla per assenza la diplomazia italiana. Un silenzio assordante che suona come una mancanza di coraggio politico. L’Italia, nazione che ha costruito la propria architettura istituzionale anche sulla base dell’autonomia regionale e del riconoscimento delle specificità territoriali, avrebbe tutti gli strumenti concettuali per comprendere la portata e la legittimità della proposta marocchina. Eppure resta immobile, prigioniera di timori non dichiarati ma evidenti. Un immobilismo che appare ancor più incoerente se si pensa al tanto sbandierato “Piano Mattei”, presentato come una visione strategica per un partenariato paritario con l’Africa. Come può l’Italia costruire un rapporto solido con il continente africano se non riesce nemmeno a prendere posizione su una delle questioni fondamentali che riguardano la stabilità del Maghreb?

Il problema non è solo di visione, ma anche di influenza. L’Italia sembra ancora timorosa di scontentare una nazione vicina al Marocco, tradizionalmente molto attiva nel cercare di influenzare la politica europea e italiana in particolare. Una nazione che ha fatto della pressione diplomatica un’arma sottile ma efficace e che riesce a condizionare le scelte italiane indipendentemente dalle maggioranze parlamentari in carica. Questa sudditanza, implicita ma palpabile, impedisce a Roma di assumere una posizione autonoma, equilibrata e, soprattutto, utile ai suoi stessi interessi strategici nel Mediterraneo e in Africa.

Il paradosso è che proprio l’Italia, che conosce e applica nella propria organizzazione territoriale il principio dell’autonomia speciale — basti pensare a regioni come il Trentino-Alto Adige, la Valle d’Aosta, la Sicilia o la Sardegna — dovrebbe essere la prima a riconoscere che il piano marocchino non è una proposta unilaterale di controllo, ma una via realistica per garantire pace, sviluppo e rappresentanza agli abitanti del Sahara. Una proposta che ha ricevuto ampi consensi a livello internazionale perché parte da un presupposto oggi fondamentale in ogni processo di pace: il compromesso.

Ma l’Italia continua a voltarsi dall’altra parte, forse nel tentativo maldestro di mantenere equilibri diplomatici obsoleti, forse per timore di rappresaglie economiche, forse per semplice inerzia. In tutti i casi, si tratta di un’occasione persa: mentre altri Paesi rafforzano i propri legami con una nazione stabile, affidabile e ponte naturale verso l’Africa come il Marocco, l’Italia rimane bloccata in una neutralità sterile, che non le garantisce vantaggi né politici né economici.

Il comunicato congiunto tra Londra e Rabat sottolinea chiaramente che una soluzione definitiva del conflitto nel Sahara rafforzerebbe non solo la stabilità dell’intera regione, ma rilancerebbe anche l’integrazione regionale e la cooperazione bilaterale. È evidente che il Marocco, sotto la guida di Re Mohammed VI, sta conducendo una diplomazia attiva, multilivello, che raccoglie risultati concreti. Il sostegno britannico è l’ennesima conferma che il piano di autonomia marocchino è oggi l’unico percorso realistico per chi voglia contribuire alla pace e allo sviluppo nel Maghreb.

Nel contesto globale attuale, fatto di alleanze mutevoli e di interessi strategici sempre più intrecciati, l’Italia non può permettersi il lusso dell’irrilevanza. È il momento di scegliere con chiarezza. Non si tratta di schierarsi con una parte per ideologia o convenienza, ma di riconoscere quale proposta rappresenta una via credibile per la pace, lo sviluppo e la cooperazione. In questo senso, l’Italia ha solo da guadagnare nell’uscire dall’ambiguità e nel sostenere apertamente una soluzione che gode del consenso crescente della comunità internazionale. Il tempo dell’attesa è finito.

Marco Baratto

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