Israele /Palestina : una analisi religiosa del conflitto

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Giu 4, 2025 #israele, #Palestina

Larga maggioranza della popolazione dello “Stato ebraico di Israele” considera il popolo palestinese come “incarnazione contemporanea di Amalek”, e ritiene che “il comandamento di cancellare Amalek e la sua memoria sia pertinente anche all’Amalek dei giorni nostri”: un tale grado di ostilità non può essere soltanto la conseguenza di isolati episodi violenti o di campagne mediatiche estemporanee; è invece l’esito di una lunga opera di propaganda, di indottrinamento radicale e di influenze sottili: una sorta di ipnosi collettiva, che catapulta dei cittadini di un Paese avanzato del XXI secolo nella dimensione più cupa e sanguinaria dell’immaginario veterotestamentario.

Poiché – come ha indicato Rav Yitzchak Breitowitz, noto rabbino ortodosso della yeshiva Ohr Somayach di Gerusalemme – gli estremisti religiosi sionisti ritengono che “non ci si possa affidare soltanto a eserciti fisici e armi convenzionali, ma c’è bisogno di mezzi spirituali per sconfiggerli”, è lecito ipotizzare che i rabbini estremisti abbiano dunque inculcato tale identificazione dei Palestinesi con Amalek non solo a scopo propagandistico, bensì anche come forma di evocazione.

Secondo la Chassidut, Amalek (עמלק) non rappresenterebbe infatti soltanto un popolo nemico di Israele, bensì anche una malattia interiore: quella del raffreddamento spirituale, dell’apatia e del dubbio (ספק) – il cui valore numerico (gematria) è appunto analogo a quello del nome Amalek. Nel Tanya, Amalek corrisponde ad un velo, o guscio interiore (קליפה), che inibisce la vita spirituale in maniera particolarmente insidiosa: non contrapponendovisi frontalmente, bensì raffreddandone l’ardore, riducendola ad un formalismo privo di slancio: “Amalek ti lascia studiare la Legge, ma senza fuoco”.

In tal senso, “nominare” i Palestinesi, e per estensione gli Arabi e i Musulmani, come Amalek può equivalere ad una male-dizione (קְלָלָה) che ne evochi le caratteristiche negative sui nominati – e tanto maggiore sarà il numero di coloro che aderiscono interiormente a tale male-dizione, per via dell’educazione e della propaganda, tanto maggiore ne risulterebbe l’influenza, la portata e l’efficacia: ora ingenerando apatìa nei confronti della pratica religiosa, come accade in larghe fasce delle società arabo-musulmane; ora inducendo al distacco fra osservanza formale dei precetti dell Legge e coltura interiore della loro Realtà metafisica, come nel caso dei movimenti islamici letteralisti e dell’ostilità diffusa verso le Vie spirituali e gli ordini contemplativi.

Viceversa, è notevole che il principale movimento della resistenza palestinese, il “Movimento della Resistenza Islamica”, abbia assunto come acronimo proprio il termine arabo (حماس) che indica il “fervore”, lo “zelo” o “entusiasmo” interiore: quasi a voler esplicitare la dimensione spirituale del confronto, e contrastare quella male-dizione con un’evocazione di forza eguale e contraria.

Gabriele Lungo

Di wp