IL NEMICO DELLA DITTATURA È LA DITTATURA STESSA: Uno sguardo sulla realtà attuale della situazione politica in Angola

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Set 5, 2025 #Angola, #politica

In Angola, la storia politica è stata segnata da decenni di centralizzazione del potere, controllo istituzionale e repressione delle libertà. Dall’indipendenza nel 1975, il paese è stato governato da un unico partito, il MPLA, che, pur presentandosi oggi con una facciata democratica, mantiene pratiche che rivelano profonde caratteristiche di un regime autoritario.

La celebre espressione “il nemico della dittatura è la dittatura stessa” si applica perfettamente alla realtà angolana. È all’interno del sistema stesso che nascono le contraddizioni che lo corrodono dall’interno. Cercando di controllare ogni spazio, dai tribunali ai mezzi di comunicazione, dalle proteste alle urne, il regime genera resistenza, frustrazione e sfiducia. Questo tentativo di dominio totale non rafforza il sistema, lo indebolisce. Come ricorda Sartori (1987), “ogni regime autoritario è, per sua natura, instabile, perché nega il conflitto invece di gestirlo”.

João Lourenço è salito al potere con promesse di rinnovamento e lotta alla corruzione. Molti credevano che sarebbe avvenuta una vera transizione. Ma oggi si osserva che la lotta alla corruzione è selettiva, servendo più a eliminare i rivali che a riformare il sistema. La gioventù continua a essere disoccupata, le proteste vengono represse e la giustizia rimane politicizzata. Il popolo si sente tradito da un regime che promette democrazia ma governa con metodi autoritari.

La dittatura, nel tentativo di eliminare tutti i suoi nemici, finisce per generarne di nuovi. La repressione non mette a tacere, rimanda soltanto il grido. La censura non convince, provoca solo indignazione. Fanon (1961) aveva già avvertito che “la repressione prolungata delle libertà conduce inevitabilmente alla resistenza”. L’impunità dei potenti e la marginalizzazione dei cittadini non garantiscono stabilità, ma preparano il terreno per la rottura.

La minaccia più grande alla continuità del regime non viene dall’esterno, ma dall’interno, dalla sua incapacità di adattarsi, di ascoltare, di condividere il potere. Come un corpo malato che si rifiuta di riconoscere i sintomi, l’autoritarismo angolano rischia di crollare non perché attaccato da fuori, ma perché incapace di cambiare dall’interno. Santos (1994) osserva che “la dittatura scava la propria tomba quando, per mantenersi, chiude tutte le strade del cambiamento pacifico”. Inoltre, la crescente esclusione sociale mina la dignità umana, che Sampaio (2022) sottolinea come fondamentale, anche “nella miseria e nella disperazione”, secondo quanto affermato dalla costituzione pastorale Gaudium et Spes.

Pertanto, è giusto affermare che il più grande nemico della dittatura angolana è la dittatura stessa. Non perché gli oppositori siano più forti, ma perché il regime, nella sua rigidità e negazione della realtà, sta distruggendo le stesse basi che sostengono il suo potere.

Conclusione

L’osservazione della realtà politica attuale dell’Angola permette di comprendere che il mantenimento di pratiche autoritarie non solo compromette lo sviluppo democratico del paese, ma mina anche internamente il regime stesso. La dittatura, tentando di preservarsi attraverso il controllo, la repressione e l’esclusione, crea le condizioni per la propria fragilità. L’insoddisfazione popolare, la perdita di credibilità delle istituzioni e l’aggravarsi delle disuguaglianze sociali sono segnali chiari che il modello vigente è in declino. È dunque all’interno delle sue stesse strutture e contraddizioni che la dittatura trova il suo più grande nemico. Riconoscere questa realtà è il primo passo per pensare a un cambiamento effettivo e duraturo, basato sulla giustizia, sulla libertà e sulla vera partecipazione dei cittadini alla vita politica del paese. Come avvertiva già Acton (1887): “il potere assoluto corrompe in modo assoluto”.

Riferimenti bibliografici

ACTON, Lord. Corrispondenza e discorsi. Londra: Smith, 1887.

FANON, Frantz. I dannati della terra. Rio de Janeiro: Civilização Brasileira, 1961.

SAMPAIO, Pedro. La dignità della persona umana nella miseria e nella disperazione alla luce della Gaudium et Spes. Luanda: Paulinas, 2022.

SANTOS, Boaventura de Sousa. Pela mão de Alice: o social e o político na pós-modernidade. Porto: Afrontamento, 1994.

SARTORI, Giovanni. Democracy in America? New York: Columbia University Press, 1987.IL NEMICO DELLA DITTATURA È LA DITTATURA STESSA:

Uno sguardo sulla realtà attuale della situazione politica in Angola

In Angola, la storia politica è stata segnata da decenni di centralizzazione del potere, controllo istituzionale e repressione delle libertà. Dall’indipendenza nel 1975, il paese è stato governato da un unico partito, il MPLA, che, pur presentandosi oggi con una facciata democratica, mantiene pratiche che rivelano profonde caratteristiche di un regime autoritario.

La celebre espressione “il nemico della dittatura è la dittatura stessa” si applica perfettamente alla realtà angolana. È all’interno del sistema stesso che nascono le contraddizioni che lo corrodono dall’interno. Cercando di controllare ogni spazio – dai tribunali ai mezzi di comunicazione, dalle proteste alle urne – il regime genera resistenza, frustrazione e sfiducia. Questo tentativo di dominio totale non rafforza il sistema, lo indebolisce. Come ricorda Sartori (1987), “ogni regime autoritario è, per sua natura, instabile, perché nega il conflitto invece di gestirlo”.

João Lourenço è salito al potere con promesse di rinnovamento e lotta alla corruzione. Molti credevano che sarebbe avvenuta una vera transizione. Ma oggi si osserva che la lotta alla corruzione è selettiva, servendo più a eliminare i rivali che a riformare il sistema. La gioventù continua a essere disoccupata, le proteste vengono represse e la giustizia rimane politicizzata. Il popolo si sente tradito da un regime che promette democrazia ma governa con metodi autoritari.

La dittatura, nel tentativo di eliminare tutti i suoi nemici, finisce per generarne di nuovi. La repressione non mette a tacere, rimanda soltanto il grido. La censura non convince, provoca solo indignazione. Fanon (1961) aveva già avvertito che “la repressione prolungata delle libertà conduce inevitabilmente alla resistenza”. L’impunità dei potenti e la marginalizzazione dei cittadini non garantiscono stabilità, ma preparano il terreno per la rottura.

La minaccia più grande alla continuità del regime non viene dall’esterno, ma dall’interno, dalla sua incapacità di adattarsi, di ascoltare, di condividere il potere. Come un corpo malato che si rifiuta di riconoscere i sintomi, l’autoritarismo angolano rischia di crollare non perché attaccato da fuori, ma perché incapace di cambiare dall’interno. Santos (1994) osserva che “la dittatura scava la propria tomba quando, per mantenersi, chiude tutte le strade del cambiamento pacifico”. Inoltre, la crescente esclusione sociale mina la dignità umana, che Sampaio (2022) sottolinea come fondamentale, anche “nella miseria e nella disperazione”, secondo quanto affermato dalla costituzione pastorale Gaudium et Spes.

Pertanto, è giusto affermare che il più grande nemico della dittatura angolana è la dittatura stessa. Non perché gli oppositori siano più forti, ma perché il regime, nella sua rigidità e negazione della realtà, sta distruggendo le stesse basi che sostengono il suo potere.

Conclusione

L’osservazione della realtà politica attuale dell’Angola permette di comprendere che il mantenimento di pratiche autoritarie non solo compromette lo sviluppo democratico del paese, ma mina anche internamente il regime stesso. La dittatura, tentando di preservarsi attraverso il controllo, la repressione e l’esclusione, crea le condizioni per la propria fragilità. L’insoddisfazione popolare, la perdita di credibilità delle istituzioni e l’aggravarsi delle disuguaglianze sociali sono segnali chiari che il modello vigente è in declino. È dunque all’interno delle sue stesse strutture e contraddizioni che la dittatura trova il suo più grande nemico. Riconoscere questa realtà è il primo passo per pensare a un cambiamento effettivo e duraturo, basato sulla giustizia, sulla libertà e sulla vera partecipazione dei cittadini alla vita politica del paese. Come avvertiva già Acton (1887): “il potere assoluto corrompe in modo assoluto”.

Riferimenti bibliografici

ACTON, Lord. Corrispondenza e discorsi. Londra: Smith, 1887.

FANON, Frantz. I dannati della terra. Rio de Janeiro: Civilização Brasileira, 1961.

SAMPAIO, Pedro. La dignità della persona umana nella miseria e nella disperazione alla luce della Gaudium et Spes. Luanda: Paulinas, 2022.

SANTOS, Boaventura de Sousa. Pela mão de Alice: o social e o político na pós-modernidade. Porto: Afrontamento, 1994.

SARTORI, Giovanni. Democracy in America? New York: Columbia University Press, 1987.

Pedro Paulino Sampaio

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