Dal Marocco al podio: l’Italia che vince con Aouani e Battocletti

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Set 19, 2025 #islam, #Italia, #Marocco, #politica

L’Italia dell’atletica leggera sta vivendo una stagione che resterà nella storia, e a scriverne le pagine più brillanti ci sono due volti che raccontano bene il presente e il futuro del nostro Paese: Iliass Aouani e Nadia Battocletti. Due atleti diversi per percorso e specialità, ma accomunati da radici marocchine, da un forte legame con la fede musulmana e da una capacità rara di rappresentare un’Italia che cambia, più aperta e multiculturale, senza perdere nulla in orgoglio e identità.

Aouani è nato a Fquih Ben Salah, in Marocco, ma è arrivato in Italia da bambino, quando la sua famiglia decise di trasferirsi a Milano. Cresciuto nel quartiere popolare di Ponte Lambro, è il primo di cinque figli, con due fratelli e due sorelle, e ha imparato presto il senso di responsabilità. Dopo il liceo scientifico, si era iscritto al Politecnico di Milano, ma la svolta della sua vita è arrivata nel 2015, quando ha scelto di trasferirsi negli Stati Uniti. Prima la Lamar University di Beaumont, in Texas, poi la Syracuse University, dove ha trascorso quattro anni che hanno segnato la sua crescita accademica e sportiva. Negli Stati Uniti ha conseguito una laurea in ingegneria civile e una magistrale in ingegneria strutturale, dimostrando una dedizione che non si è mai limitata alla sola pista. Parallelamente, ha trovato nell’atletica collegiale americana un contesto competitivo che gli ha permesso di maturare come atleta, misurandosi con avversari di altissimo livello.

Rientrato in Italia nel 2020, ha scelto Ferrara come base di allenamento e da lì ha iniziato a costruire il suo percorso da protagonista delle lunghe distanze. Oggi è il volto nuovo della maratona italiana, un atleta che porta con sé il doppio bagaglio delle origini marocchine e della crescita in Italia. La sua fede musulmana, vissuta con naturalezza, è parte integrante della sua quotidianità. Anche durante gli impegni agonistici rispetta il Ramadan, dimostrando che disciplina sportiva e osservanza religiosa possono convivere senza contraddizioni.

Diversa ma altrettanto affascinante è la storia di Nadia Battocletti, nata a Cles nel 2000 e cresciuta a Cavareno, in Trentino. Figlia del maratoneta italiano Giuliano Battocletti e dell’ottocentista marocchina Jawhara Saddougui, ha respirato sin da bambina l’atmosfera delle piste e dei campi di allenamento. Guidata dall’esperienza del padre e sostenuta dall’eredità atletica della madre, è diventata in breve tempo uno dei volti più amati dell’atletica azzurra.

Il suo palmarès, a soli venticinque anni, è impressionante: vicecampionessa olimpica nei 10.000 metri a Parigi 2024, campionessa europea dei 5.000 e dei 10.000 metri agli Europei di Roma, vicecampionessa mondiale a Tokyo 2025. Una carriera già costellata di risultati che l’hanno portata stabilmente tra le migliori al mondo nel mezzofondo, con margini di crescita che fanno sognare. Anche lei, come Aouani, si professa musulmana praticante, un aspetto che racconta la continuità con le radici familiari e che per Nadia non rappresenta mai un ostacolo, ma piuttosto un equilibrio interiore che accompagna ogni gara.

Le loro storie, messe una accanto all’altra, raccontano molto più che semplici successi sportivi. Parlano di un’Italia che si arricchisce di identità plurali, in cui l’incontro tra culture e la convivenza tra tradizioni diventano una risorsa. Aouani, arrivato bambino dal Marocco, e Battocletti, figlia di un matrimonio misto, sono la dimostrazione concreta di come le seconde generazioni e le famiglie multiculturali possano dare al Paese nuovi cittadini e nuovi campioni. Le loro medaglie hanno un valore che va oltre il cronometro e il podio: sono simboli di un’Italia inclusiva, capace di accogliere e valorizzare talenti di ogni provenienza.

Non va sottovalutato il ruolo della fede nella vita dei due atleti. Entrambi musulmani, hanno fatto della religione un supporto etico e mentale, più che un vincolo. Per Aouani significa gestire allenamenti e gare nel rispetto del Ramadan, con un’attenzione particolare a energie e recupero. Per Battocletti, la spiritualità è parte integrante della sua serenità, un elemento che contribuisce a mantenere equilibrio anche nelle fasi più stressanti della carriera.

C’è anche un messaggio sociale che emerge con forza: i successi di Aouani e Battocletti possono diventare un modello per tanti ragazzi e ragazze che vivono in contesti multiculturali e spesso si interrogano sulla propria identità. Vedere due atleti con radici marocchine indossare con orgoglio la maglia azzurra e portare a casa medaglie internazionali significa offrire un esempio di integrazione che passa attraverso lo sport, ma che ha un impatto ben più ampio.

Sul piano tecnico e agonistico, i due rappresentano anche le speranze del futuro dell’atletica italiana. Aouani ha tutte le carte in regola per riportare il nostro Paese ai vertici della maratona, una specialità che in passato ci ha regalato gloria ma che da tempo attende un protagonista stabile. Battocletti, già protagonista olimpica e mondiale, ha davanti a sé un decennio in cui può ambire a diventare la miglior mezzofondista italiana di sempre, consolidando un’eredità sportiva che sembra scritta nel destino.

Il medagliere che stanno costruendo non racconta soltanto chilometri percorsi e tempi registrati, ma storie di famiglie emigrate, di studio e sacrificio, di quartieri popolari e paesi di montagna. Racconta di radici marocchine e di orgoglio italiano, di un’Italia che non rinnega nulla del proprio passato ma che si proietta nel futuro con nuove sfumature. Le medaglie di Aouani e Battocletti sono un riflesso di un Paese che cambia, che sa unire culture diverse e che trova nello sport un linguaggio universale, capace di abbattere barriere e di costruire identità condivise.

Marco Baratto

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