Una danza sull’orlo dell’abisso… snapback iraniano e stemmi a forma di polpo in Oriente e nel Maghreb

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Ott 6, 2025 #Iran, #islam, #politica

L’Iran oggi non è solo un Paese sottoposto a sanzioni, ma una piovra che estende i suoi tentacoli in ogni angolo dell’Oriente arabo e del Maghreb, dispiegando i suoi tentacoli politici, economici e di intelligence, bilanciando potenza militare, influenza politica e social media. Riattivare il meccanismo di snapback e reimporre pesanti sanzioni ONU non è solo un’escalation tecnica, ma un tentativo di controllare questa rete intrecciata di influenze e minacce, con la questione nucleare che rappresenta la testa di questa piovra, mentre i suoi tentacoli si estendono per estendere il suo controllo simbolico e materiale sulla regione.

A livello internazionale, l’Iran ha padroneggiato l’arte del doppio equilibrio: mostrarsi duro di fronte all’Occidente, sfruttando al contempo le divisioni tra Washington, Europa, Russia e Cina per ampliare il proprio margine di manovra. Gli Stati Uniti stanno esercitando la massima pressione, chiedendo all’Iran di rinunciare a una parte significativa del suo potenziale nucleare in cambio di una revoca temporanea delle sanzioni, mentre chiudono un occhio sugli attacchi israeliani alle sue strutture, dando all’Iran il pretesto per presentarsi come vittima della pressione internazionale. 

L’Europa, da parte sua, è intrappolata tra i negoziati e l’imposizione di sanzioni, il che la fa apparire più come un mediatore subordinato che indipendente. Ma il vero potere dell’Iran risiede nei suoi intermediari regionali. Iraq, Siria, Libano e Yemen non erano solo arene transitorie; piuttosto, fungevano da basi fisse per l’espansione dell’influenza di questa piovra: milizie, reti politiche, economiche, di intelligence e persino sociali, tutte operanti con il coordinamento centrale di Teheran. Oggi, questi intermediari si estendono al Maghreb, dove Teheran monitora attentamente le condizioni politiche e sociali, sfruttando i conflitti interni e la fragilità politica per coltivare gradualmente la propria influenza e preparare il terreno per qualsiasi futura espansione.

La storia gioca un ruolo strategico fondamentale. L’Iran si considera l’erede dell’Impero persiano, che si scontrò con il mondo arabo, e cerca di riprodurne l’influenza storica in una forma contemporanea attraverso strumenti politici, economici e militari interconnessi. In questo contesto, il programma nucleare iraniano non è solo un programma tecnico, ma una carta strategica utilizzata da Teheran per rafforzare la propria posizione nelle arene arabe frammentate e trasformare i rischi in un potere di leva sugli attori regionali e internazionali.

Nel Maghreb, l’Iran si muove con cautela ma con costanza, cercando di affermarsi attraverso reti politiche e talvolta economiche, approfittando della fragilità del regime o delle divisioni interne. L’obiettivo non è semplicemente acquisire influenza, ma piuttosto coltivare elementi di influenza interconnessi che gli consentano di imporre la propria posizione o di tutelare i propri interessi in qualsiasi futuro accordo regionale. Qui, l’energia nucleare diventa un’ulteriore carta strategica, rendendo costoso e complesso qualsiasi tentativo di limitarne l’influenza.

Ciò che rende l’Iran una piovra strategica è la sua capacità di dispiegare i suoi tentacoli in un modo che rende qualsiasi risposta diretta costosa. Tra la devastazione provocata in Iraq, Siria e Yemen, la sua cauta espansione nel Maghreb e il mantenimento del suo programma nucleare, pur esercitando pressioni sull’Occidente, l’Iran sembra essere una potenza regionale che bilancia la vendetta per il passato con l’affermazione della propria influenza nel presente, con un costante sforzo di ridisegnare le mappe del potere storico in chiave contemporanea.
La realtà è che la crisi odierna non riguarda solo l’uranio o le centrifughe, ma piuttosto la vasta e interconnessa rete di influenza dell’Iran, che riproduce conflitti storici sotto le mentite spoglie di politiche contemporanee. L’Occidente non è riuscito a piegare la volontà dell’Iran, e l’Iran non ha ottenuto il pieno riconoscimento come potenza naturale nel suo contesto. Tra un passato che perseguita il presente e un futuro in bilico, il programma nucleare iraniano e i suoi alleati regionali rimangono l’epicentro di un conflitto di civiltà e geopolitico a più livelli. La rete internazionale di snapback non ha offerto una soluzione, ma ha piuttosto contribuito a creare una nuova impasse globale e regionale che pone l’Oriente arabo e il Maghreb al centro di questo complesso gioco strategico.

Zakia Laroussi

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