RICORDANDO PAPA FRANCESCO IN MAROCCO

Mentre mi accingo a scrivere queste righe sulla mia Pasqua a Marrakech, mi
giunge la notizia della morte di Papa Francesco. I giornali marocchini hanno dato ampio risalto a questo doloroso avvenimento.
Sua Maestà Mohammed VI ha inviato un messaggio di cordoglio in Vaticano esprimendo il profondo dolore per la scomparsa di “una eminente personalità religiosa che ha consacrato la sua vita al servizio degli ideali supremi dell’Umanità tutta intera e dei nobili valori condivisi di fede, libertà, pace
amore e solidarietà tra i popoli”.
Il capo del Governo Akhannouch rappresenterà il Re alle esequie in piazza San Pietro. Il nostro Arcivescovo di Rabat, Sua Eminenza Cad. Cristobal Lopez Romero è immediatamente partito per Roma per partecipare alle esequie e al Conclave che si aprirà a maggio per l’elezione del nuovo Papa.
In questo clima di lutto che colpisce anche il mondo musulmano, affiorano i miei ricordi personali della visita di Papa Francesco qui in Marocco nel marzo 2019 che ha segnato non solo un evento importante del suo Pontificato, ma anche una testimonianza per il mondo intero della concretezza e bellezza del
dialogo islamo – cristiano in Marocco.
Io c’ero. Ho avuto la gioia di essere a Rabat in quei giorni e soprattutto di vivere in mezzo ai musulmani questa indimenticabile esperienza. “Papa Francesco, ti voglio bene”, era la voce del mio piccolo nipotino
marocchino risuonata nella piazza antistante la Cattedrale Saint Pierre a Rabat, nella mattinata del 31 marzo di 6 anni fa.


E io: “Hai visto, il Papa si è girato e ti ha guardato”. Non credo che il Papa abbia potuto sentirlo, anche se eravamo insieme in prima fila ad attendere il suo arrivo in Cattedrale, ma il piccolo era così felice,
convinto che quell’uomo importante, ma soprattutto buono, avesse percepito la sua voce.
E io ancora: “Non ti preoccupare, caro. Andremo a Roma e lo incontreremo di persona e potrai anche abbracciarlo”.

Con questo calore, espresso dalle parole cariche spontanee e di affetto di un bambino, è stato accolto ilSanto Padre in Marocco durante la storica visita del 30 e 31 marzo 2019.
Ma questa è stata l’accoglienza calorosa di tutto il Paese. Il mio nipotino non potrà più incontrare Papa Francesco ma sono certa che, da bambino musulmano, porterà nel cuore il ricordo di quella giornata
emozionante in cui il suo Paese ha accolto un uomo, di cui lui non ha ben colto il ruolo, ma che appariva buono e dallo sguardo paterno.


Ho da poco vissuto i riti della Settimana Santa e festeggiato la Pasqua di Resurrezione qui a Marrakech nella mia parrocchia adottiva Saints Martyrs con la stessa intensità e partecipazione come se stessi in Italia.
I nostri quattro frati Francescani, con il nostro parroco padre Manuel, veri cittadini del mondo e veri apostoli della Chiesa Universale, sono per noi, stranieri in Marocco, un faro che tiene in vita la nostra vita spirituale.
Molti turisti che visitano questo Paese spesso arrivano con idee distorte e informazioni intrise di stereotipi ma scoprono con meraviglia la bellissima realtà della nostra Chiesa e come in Marocco si possa professare liberamente la propria fede.
Papa Francesco in quei due giorni intensi di 6 anni fa, sulle orme di San Francesco d’Assisi e di Giovanni Paolo II, venne in Marocco come “servitore di speranza”. Questo era il motto del suo viaggio e, come ha tenuto a precisare nella Catechesi al suo rientro durante l’udienza generale del 3 aprile 2019, “servire
la speranza in un tempo come il nostro, significa anzitutto gettare ponti tra le civiltà”. E questi ponti tra le due sponde del Mediterraneo sono ben visibili qui in Marocco.

Tanti sono stati i momenti importanti e significativi durante la visita papale destinati ad incidere nel futuro, come l’Appello per Gerusalemme sottoscritto con il Re Mohammed VI affinché la Città Santa sia preservata come luogo di incontro pacifico per le tre religioni monoteiste.
Oggi con tutto il disastro che sta avvenendo in Medio Oriente sembra un ideale difficile da raggiungere ma i semi gettati dal Santo Padre porteranno certamente frutto. Come ha sottolineato S.M. Mohammed VI nel suo messaggio di cordoglio, la storica visita in Marocco “ha creato la base per la costruzione di ponti per il del dialogo, per la comprensione e per il rispetto reciproci tra il mondo
cristiano e quello musulmano.”
E di passi verso la costruzione solida del dialogo Papa Francesco ne ha fatti tanti. L’enciclica Fratelli tutti e l’antecedente Documento sulla fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi nel 2019, con Ahmad al-Tayyeb, Grande Imam della moschea-università Al Azhar del Cairo, sono legati dal tema del perseguimento del bene comune e dell’amicizia sociale e della fratellanza universale.
Fratelli tutti si apre con l’episodio della visita di San Francesco al Sultano Al – Malik Al-Kamil in Egitto e si chiude con un richiamo alla figura del santo Charles de Foucauld, canonizzato proprio da Papa Francesco, definito l’apostolo dei Tuareg, “fratello universale.
Come ricorda un interessante articolo di Michele Brignone, pubblicato su Oasis Center nel 2020, “in forza del suo incontro con il mondo musulmano, Francesco eleva il rapporto tra credenti di fedi diverse a paradigma di amicizia sociale valido per tutti gli uomini, facendo della fraternità quel
principio unificante che le forze motrici della globalizzazione, principalmente il mercato e la tecno-scienza, si sono dimostrate incapaci di garantire.”
E come affermava il Papa “ i conflitti tra posizioni opposte non si risolvono attraverso soluzioni sincretistiche o assorbendo uno dei due poli nell’altro, ma elevandosi a un piano superiore che conserva in sé le preziose potenzialità delle polarità in contrasto.”
Qui in Marocco quei ponti vengono attraversati quotidianamente in un incontro umano vivo e fruttuoso.

Di wp