(Saggio sulla radice invisibile delle guerre assurde)
Viviamo in un’epoca di grandi progressi tecnologici, di comunicazione istantanea e accesso illimitato all’informazione. Tuttavia, nonostante tutta questa evoluzione esterna, l’interiorità umana spesso rimane grezza, ferita e incapace di amare. Ed è proprio in questo vuoto che germogliano le guerre, non solo quelle combattute con armi e bombe, ma anche quelle silenziose e quotidiane, che si svolgono nelle strade, sui social network, nelle famiglie e dentro ciascuno di noi.
Amare richiede coraggio. Richiede di vedere l’altro come qualcuno di reale e vulnerabile quanto noi, con dolori, sogni, paure e desideri. Richiede empatia, ascolto, apertura. E tutto ciò è difficile, specialmente in culture che esaltano l’ego, la competizione, il potere e la dominazione. Senza amore, la differenza smette di essere una ricchezza e diventa una minaccia; il dialogo si trasforma in scontro; l’essere umano, in un nemico.
La vera differenza, intesa come diversità naturale e arricchente tra gli esseri umani, dovrebbe essere fonte di apprendimento, rispetto e crescita. Tuttavia, quando l’amore è assente, quella stessa differenza diventa causa di esclusione, paura e intolleranza. È in questo terreno fertile che nascono i pregiudizi, le discriminazioni e le ostilità. L’incapacità di accogliere l’altro nella sua alterità alimenta le divisioni più profonde, siano esse di razza, cultura, religione o idee.
Quando non sappiamo amare, cerchiamo nell’altro il colpevole delle nostre angosce. Proiettiamo su di lui il male che non riusciamo a riconoscere in noi stessi. Così nascono i fanatismi, i nazionalismi ciechi, i fondamentalismi e, infine, le guerre. Queste non sono solo conflitti di interessi: sono riflessi di un’umanità emotivamente analfabeta, che non ha ancora imparato a gestire le proprie frustrazioni in modo maturo e che nella distruzione cerca ciò che solo la connessione e la compassione potrebbero curare.
Le guerre assurde, che si manifestino tra Stati, classi sociali, gruppi ideologici o anche all’interno delle famiglie, nascono dall’assenza dell’amore autentico: quello che accoglie la differenza senza voler annullare l’altro. Finché non impareremo ad amare, continueremo ad armare i cannoni dell’odio, dell’intolleranza e dell’indifferenza.
Solo l’amore, non quello romantico o idealizzato, ma un amore lucido, attivo e impegnato per la giustizia e la dignità, potrà un giorno disarmare il mondo.
Oggi assistiamo a un mondo frammentato, in cui le barriere invisibili della paura, della sfiducia e dell’egoismo si innalzano di continuo. La tecnologia, che potrebbe essere ponte, diventa spesso muro, amplificando le voci della discordia e rafforzando l’esclusione. Le crisi che affrontiamo — economiche, ambientali, sociali — rendono urgente una rinascita dell’amore, della solidarietà e di una comprensione profonda tra i popoli. Senza questa trasformazione interiore, rischiamo di perpetuare un ciclo di conflitti che non conosce confini né generazioni. La vera pace sarà possibile solo quando impareremo ad amare la differenza come condizione essenziale della nostra umanità condivisa.
Conclusione
In sintesi, l’assenza del vero amore nel cuore umano è la radice invisibile che alimenta le guerre e le divisioni che lacerano il mondo contemporaneo. Non basta eliminare i sintomi esterni del conflitto, se non affrontiamo le cause profonde che risiedono nella nostra incapacità di accogliere e rispettare l’altro nella sua differenza. La pace autentica richiede un impegno interiore per un amore consapevole, attivo e giusto, capace di trasformare il rapporto con l’altro e costruire ponti dove oggi ci sono muri.
È dunque fondamentale che ciascuno di noi coltivi questo amore tenace, che sappia ascoltare senza giudicare e che scelga l’empatia come strada. Solo così potremo disarmare i cannoni dell’odio e costruire un mondo in cui la diversità sia celebrata come ricchezza e la convivenza si fondi sulla dignità e sulla giustizia.
Senza amore, la pace sarà sempre fragile. Con l’amore, può nascere un’umanità rinnovata, capace di imparare dal passato e costruire un futuro più giusto e solidale.
Pedro Paulino Sampaio
