In un’epoca in cui la geopolitica sembra dominata da calcoli di potere, rivalità e interessi strategici, ci sono gesti che ricordano la vera essenza della diplomazia umana: la solidarietà. È ciò che il Marocco ha voluto dimostrare ancora una volta con l’invio, su ordine diretto di Sua Maestà il Re Mohammed VI, di un nuovo convoglio di aiuti umanitari destinati alla popolazione palestinese della Striscia di Gaza.
Il 18 agosto, il Sovrano marocchino ha impartito le sue très hautes instructions per l’organizzazione di un’operazione umanitaria di grande portata: circa 100 tonnellate di derrate alimentari e medicinali, destinate in particolare alle categorie più vulnerabili, come bambini e neonati, saranno trasportate per via aerea fino a raggiungere direttamente i beneficiari palestinesi. Una scelta precisa, quella dell’aviazione, che non risponde soltanto a logiche logistiche ma esprime la volontà reale di garantire rapidità, efficacia e trasparenza nella consegna.
Non è la prima volta che il Marocco tende la mano al popolo palestinese. Anzi, questa iniziativa si inserisce in una tradizione consolidata di sostegno concreto, al di là delle parole e delle dichiarazioni di circostanza. Già nei mesi passati, convogli aerei erano stati organizzati con la stessa urgenza, e le autorità palestinesi hanno più volte espresso il loro riconoscimento per la prontezza e la sincerità del gesto marocchino.
La presidenza palestinese ha infatti salutato con gratitudine la posizione di Rabat, sottolineando la cooperazione esemplare tra il regno e le istituzioni locali nella gestione degli aiuti. Il Marocco non solo ha inviato cibo e medicinali, ma ha coordinato l’operazione con la cellula governativa delle emergenze nei governatorati del sud, a dimostrazione di un approccio pragmatico ed efficace.
La figura di Mohammed VI, in qualità di Presidente del Comitato Al-Quds, conferisce un peso particolare a queste iniziative. Non si tratta di un atto isolato, ma di una responsabilità che il Sovrano sente profondamente radicata nel proprio ruolo e nella propria visione della diplomazia marocchina. La questione palestinese, per il Marocco, non è uno strumento da sfruttare per fini politici o propagandistici, bensì una causa umanitaria e storica che merita un impegno autentico e costante.
Il comunicato del ministero degli Affari Esteri marocchino ha evidenziato come questa iniziativa rifletta la preoccupazione permanente del Re per la situazione critica di Gaza e il suo impegno fermo per alleviare le sofferenze della popolazione civile. In un contesto in cui la comunità internazionale spesso si limita a dichiarazioni di principio, l’azione concreta assume un valore ancora maggiore.
Non dobbiamo dimenticare che, come ogni anno, il Marocco offre soggiorni estivi a bambini provenienti da Gaza. Migliaia di minori hanno potuto beneficiare di momenti di serenità e scoperta lontani dalle macerie e dalle tensioni quotidiane. Questi gesti, apparentemente semplici, hanno un valore immenso: ridare un sorriso a un bambino palestinese significa ricordare che dietro le statistiche di guerra ci sono vite reali, volti e speranze.
Questa forma di solidarietà diretta si distingue nettamente dallo sfruttamento politico che, purtroppo, spesso accompagna altre cause nel panorama internazionale. È sufficiente pensare alla questione del Polisario, che diverse amministrazioni di sinistra e, talvolta, anche di destra, hanno strumentalizzato per fini ideologici o di opportunità politica. In quel caso, la solidarietà diventa una moneta di scambio; nel caso palestinese, per il Marocco, essa rimane invece un dovere morale e un atto di fratellanza.
L’iniziativa marocchina non è soltanto un sostegno materiale ai palestinesi, ma rappresenta anche un messaggio chiaro al mondo arabo e alla comunità internazionale: la solidarietà autentica si misura con i fatti. Inviare aiuti urgenti per via aerea, garantendo che arrivino direttamente ai destinatari, è un gesto che pone Rabat come attore credibile e responsabile sulla scena regionale.
Inoltre, il Marocco mostra come sia possibile coniugare diplomazia, pragmatismo e umanità. Non servono proclami roboanti né alleanze di facciata: ciò che conta è l’impatto reale sulle vite delle persone. In questo senso, la scelta di Mohammed VI costituisce un esempio che potrebbe ispirare altri paesi a trasformare la retorica in azione concreta.
Ciò che colpisce, in definitiva, è la coerenza del Marocco. Non si tratta di una reazione improvvisata a un evento mediatico, ma di una linea d’azione coerente che il Regno porta avanti da anni. La causa palestinese, al pari di altre priorità africane e arabe, è parte integrante della politica estera marocchina, che unisce radici storiche, senso di responsabilità e capacità operativa.
Il gesto del 18 agosto ne è una conferma: 100 tonnellate di aiuti possono sembrare una goccia nell’oceano della sofferenza, ma rappresentano molto più di un semplice supporto materiale. Sono un simbolo di vicinanza, di solidarietà tangibile e di speranza in un futuro in cui i popoli possano contare sulla fratellanza prima ancora che sulla politica.
In un mondo segnato da conflitti e divisioni, la scelta del Marocco di inviare aiuti urgenti e di accogliere ogni anno i bambini di Gaza come ospiti dimostra che la diplomazia non è fatta solo di trattati e negoziati, ma anche di gesti umani e concreti.
La solidarietà marocchina, guidata dalla visione di Mohammed VI, è una lezione di coerenza e umanità che va oltre i confini geografici e politici. Un messaggio forte e limpido: la vera forza di una nazione non si misura soltanto con il potere economico o militare, ma con la sua capacità di tendere la mano a chi soffre.
Marco Baratto