Un’analisi critica dell’idea che il denaro sia condizione (sine qua non) per l’intimità nelle relazioni matrimoniali in Angola
In un programma televisivo trasmesso recentemente da un canale nazionale, una figura pubblica femminile ha affermato quanto segue:
“Il marito deve dare soldi alla moglie affinché lei conceda intimità, perché noi donne amiamo molto il denaro.”
Tale affermazione, ampiamente divulgata sui social media e discussa in diversi ambienti della società angolana, solleva gravi preoccupazioni nell’ambito dell’etica coniugale, della dignità della donna e del ruolo dei media nel rafforzare (o nel minare) i valori sociali e culturali.
La televisione pubblica, o qualsiasi altro canale di grande audience, ha la missione di servire l’interesse pubblico, promuovere l’educazione civica, valorizzare la cultura nazionale e incoraggiare un dibattito condotto con responsabilità etica. Permettere che simili discorsi vengano trasmessi in diretta, senza contraddittorio, compromette seriamente il ruolo formativo dei media e contribuisce al degrado morale e sociale della società angolana.
È inoltre lecito chiedersi: quale esempio trasmette una donna pubblica facendo tali affermazioni? Quale messaggio manda al proprio marito, alle figlie, alle nipoti e alle giovani che la ascoltano? Se il denaro è presentato come criterio essenziale per l’intimità, quale orientamento offre a queste ragazze e donne sul valore dell’amore, dell’impegno e della dignità personale?
In un contesto come quello angolano, già segnato da un’accentuata decadenza morale, fame, disoccupazione, disuguaglianze estreme e numerosi casi di ragazze che si abbandonano alla promiscuità per soddisfare bisogni basilari, un discorso del genere è più che superficiale: è pericoloso e profondamente irresponsabile. Ci si aspetta ben altro da una figura pubblica: che contribuisca a spezzare questo ciclo di svalutazione dell’essere umano, non ad alimentarlo.
- Fondamento morale e antropologico
Dal punto di vista morale e antropologico, l’intimità tra marito e moglie è espressione di un legame profondo di amore, fiducia e dono reciproco. È un linguaggio del corpo che rende visibile il dono totale di una persona all’altra, all’interno di un impegno libero e reciproco sancito dal matrimonio.
Ridurre questo dono a una “compensazione finanziaria” ne annulla il valore umano, trasformando il corpo in un bene di consumo e pervertendo la finalità dell’intimità: che è unire, non negoziare.
La visione espressa dalla figura pubblica menzionata toglie alla donna la sua dignità di soggetto libero e riduce l’uomo a semplice acquirente di affetto. Nessuno dei due viene rispettato in questa logica.
- Dimensione culturale e sociale
La cultura angolana è ricca di valori di rispetto, solidarietà e dignità familiare. Dalle strutture tradizionali ai principi del Diritto di Famiglia, si è sempre riconosciuto il valore della donna come compagna di vita, e non come oggetto di interesse economico.
In un paese con gravi sfide sociali, dall’impoverimento delle famiglie alla svalutazione della donna nel mercato del lavoro, permettere che la televisione, pubblica o privata, promuova idee di questo tipo è socialmente irresponsabile e culturalmente pericoloso.
In gioco non c’è solo un’opinione personale. Ciò che conta è l’impatto sociale di tali parole in un paese dove molte giovani crescono senza punti di riferimento etici chiari, e dove l’influenza dei media modella comportamenti e aspirazioni.
- Prospettiva giuridica
Secondo la Costituzione della Repubblica d’Angola (articoli 40º e 44º), i media devono rispettare i diritti, le libertà e le garanzie fondamentali, promuovendo la verità, l’educazione civica e la coesione nazionale.
Dare spazio, senza contraddittorio, a idee che insinuano che il corpo della donna sia negoziabile viola direttamente i principi costituzionali, i diritti della donna e l’impegno legale dello Stato angolano verso la dignità umana.
Inoltre, il Codice della Famiglia riconosce il dovere reciproco di rispetto, sostegno e fedeltà tra coniugi. Nessuna forma di coercizione – materiale o emotiva – può essere presentata come “normale” nelle relazioni coniugali.
- Esigenza civica ed educativa
La televisione pubblica, in quanto canale nazionale e di servizio pubblico, ha una responsabilità pedagogica. Non basta intrattenere; è essenziale educare, formare e innalzare il livello del dibattito pubblico.
Quando un canale televisivo trasmette o avalla discorsi che normalizzano l’idea che “senza soldi non c’è intimità”, legittima l’abuso simbolico della donna, promuove il materialismo come criterio relazionale e incentiva pratiche che si avvicinano alla prostituzione all’interno del matrimonio stesso.
Tutto ciò è eticamente condannabile e culturalmente degradante. L’assenza di critica a tali dichiarazioni rappresenta una grave mancanza istituzionale.
Conclusione
In un momento in cui l’Angola lotta per costruire una società più giusta, etica e solidale, permettere che discorsi come quello citato diventino norma o spettacolo rappresenta un vero e proprio regresso civile.
L’intimità nel matrimonio non è un prodotto, né una moneta di scambio. È dono di sé, è linguaggio d’amore, è costruzione di comunione. Sottomettere questo dono alla logica del denaro significa distruggere ciò che c’è di più nobile nella vita coniugale.
Dalle istituzioni dei media ci si aspetta molto di più. Si pretende che siano punto di riferimento educativo, culturale e morale, non palcoscenico di idee che minano la dignità della donna, l’integrità dell’uomo e i pilastri della famiglia angolana.
Pedro Paulino Sampaio