Il Bisturi della Diplomazia: Il Marocco e la difesa della Causa Palestinese

Diwp

Lug 31, 2025 #israele, #Marocco, #politica


Il 30 luglio 2025, un nuovo gesto di solidarietà ha confermato il ruolo centrale del Regno del Marocco nella difesa della causa palestinese. Sua Maestà il Re Mohammed VI, Presidente del Comitato Al-Qods, ha impartito le sue altissime istruzioni per l’invio di aiuti umanitari e medici d’emergenza a favore del popolo palestinese, in particolare per le popolazioni della Striscia di Gaza.

Secondo il comunicato del Ministero degli Affari Esteri, della Cooperazione Africana e dei Marocchini residenti all’estero, il convoglio umanitario ammonta a circa 180 tonnellate di aiuti. Al suo interno, beni di prima necessità come generi alimentari, latte e prodotti per l’infanzia, ma anche medicinali e materiale chirurgico destinati alle popolazioni più vulnerabili. Non mancano coperte, tende e attrezzature essenziali per affrontare le condizioni difficili in cui versa la popolazione di Gaza.

Gli aiuti seguiranno un itinerario studiato con attenzione per garantire un trasporto rapido e diretto ai destinatari, senza deviazioni né ritardi. Ancora una volta, il Marocco dimostra che la sua solidarietà verso il popolo palestinese non è solo dichiarativa, ma si traduce in azioni concrete e puntuali.

Questa nuova missione si inserisce nella linea di condotta costante del Regno: una solidarietà pragmatica e al tempo stesso profondamente radicata, frutto di un impegno che trascende la contingenza politica e riflette un legame storico e morale con la Palestina.

Il ruolo personale del Re Mohammed VI, che non si limita a supervisionare ma interviene direttamente, dimostra la volontà di mantenere il Marocco come attore credibile e costruttivo in uno scenario complesso e drammaticamente fragile.

Non è la prima volta che il Marocco sorprende la comunità internazionale con la sua capacità di azione sul terreno palestinese. Nel marzo 2024, infatti, il Regno aveva compiuto un’iniziativa senza precedenti: circa 40 tonnellate di aiuti umanitari erano state trasportate a Gaza via terra attraverso Israele, dopo essere arrivate in aereo a Tel Aviv. Un’operazione logistica unica nel suo genere, considerata una vera “prima mondiale”, che ha dimostrato la capacità marocchina di coniugare fermezza negli obiettivi e flessibilità nei mezzi.

Quella missione aveva segnato un punto di svolta. Per la prima volta, un Paese arabo era riuscito a far transitare aiuti a Gaza attraverso Israele senza compromettere la propria posizione politica, ma anzi rafforzandola. Una dimostrazione tangibile di come il Marocco riesca a mantenere un approccio che potremmo definire “dolce ma risoluto”: mai muro contro muro, mai chiusura totale al dialogo, ma al tempo stesso senza rinunciare a difendere con fermezza la causa palestinese.

Questa filosofia di azione ha radici profonde nella visione strategica del Regno. Il Marocco considera la questione palestinese come una vera e propria causa nazionale, un impegno identitario che trascende le alleanze contingenti e le dinamiche geopolitiche regionali. Non molti Paesi arabi hanno osato definire in questi termini la Palestina: la maggior parte si muove su equilibri tattici, spesso reattivi e conflittuali, mentre Rabat adotta un approccio chirurgico, calibrato, paziente.

È qui che emerge il tratto distintivo della diplomazia marocchina: la capacità di agire come un bisturi nella carne viva di una crisi che dura da decenni. Lontano dagli eccessi retorici e dai gesti plateali, il Marocco preferisce la precisione alla forza bruta, la continuità all’improvvisazione, il risultato concreto alla mera dichiarazione politica. Proprio come un chirurgo che opera con mani ferme, consapevole che un solo errore potrebbe aggravare la ferita anziché curarla.

Questo atteggiamento, tuttavia, non è facile da mantenere. La regione è un campo minato di pressioni, provocazioni e tensioni permanenti. Ogni passo può essere interpretato come un allineamento politico o un tradimento, ogni iniziativa umanitaria come una presa di posizione strategica. In questo contesto, la scelta del Marocco di adottare una politica dialogante, mai aggressiva ma sempre risoluta, rappresenta una forma di forza silenziosa che pochi riescono a comprendere appieno.

Gli osservatori europei spesso ignorano questa sottile arte diplomatica. Troppo abituati a leggere il conflitto israelo-palestinese in chiave binaria – da una parte e dall’altra del muro – non colgono la dimensione intermedia, la capacità di aprire spazi di azione senza urlare, di costruire corridoi umanitari senza proclami ideologici. È proprio in questo spazio silenzioso che il Marocco esercita la sua influenza, facendo della pazienza e della precisione i suoi strumenti più affilati.

In ultima analisi, l’invio dei 180 tonnellate di aiuti del luglio 2025 non è solo un gesto di solidarietà, ma anche un atto di alta diplomazia. È la conferma di una linea politica che unisce etica e strategia, umanità e pragmatismo. Il Re Mohammed VI, nella sua qualità di Presidente del Comitato Al-Qods, si pone come garante di un impegno che non conosce pause: la difesa della dignità palestinese, intesa non come slogan, ma come pratica quotidiana di supporto concreto.

La lezione marocchina è chiara: la forza non risiede nella rigidità, ma nella capacità di adattarsi senza tradire i propri principi. Come un bisturi che penetra silenzioso, preciso e inesorabile, il Marocco continua a operare a favore della Palestina, nella convinzione che le vere vittorie diplomatiche non si annunciano con clamore, ma si costruiscono con costanza, discrezione e determinazione.

Marco Baratto

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