In un mondo in cui il potere si misura in risorse minerarie, portaerei, chip, bombe atomiche e capacità di dettare le regole del gioco, l’Europa sembra bloccata in un manuale di economia degli anni Novanta.
Per la seconda volta in un anno, Mario Draghi lo dice con soggetto e predicato. Questa volta lo fa sulla costa italiana dell’Adriatico, a Rimini, di fronte agli ospiti dell’evento annuale dell’organizzazione cattolica “Comunione e Liberazione”, una delle più importanti e influenti a livello mondiale. Nelle righe che seguono, cercherò di analizzare quelle parti del discorso di Draghi che guardano, in modo critico, alla realtà europea nel mezzo della nuova realtà planetaria.
Un italiano molto… europeo
Mario Draghi ha 78 anni, un anno in meno di Donald Trump – il “giovane” riformatore americano – ma a causa della sua età non era nella rosa dei candidati per la presidenza della Commissione Europea nel 2024. In ogni caso, la signora Ursula non gli avrebbe lasciato alcuna speranza. È probabilmente il politico europeo più titolato in vita, anche se non lo definirei così perché, essendo un economista e avendo studiato in America, i suoi incarichi di servizio sono più nel mondo della finanza globale, con un’unica eccezione: Primo Ministro dell’Italia nel periodo 2021-2022. Tra le altre cose, è stato governatore della Banca Nazionale del suo Paese e presidente della Banca Centrale Europea a Francoforte (2011-2019).
Nel 2023, von der Leyen gli chiese un rapporto su come aumentare la competitività internazionale dell’UE e riequilibrare questo segmento con Stati Uniti e Cina. Fu la prima volta che espose al vertice i difetti del sistema europeo, di cui faceva parte. Molti funzionari europei avrebbero voluto che fosse “segreto”, perché scritto come Draghi lo conosceva e non come avrebbero voluto gli alti funzionari della Commissione. Fu la radiografia interna più triste, ma realistica, nei quasi 70 anni di storia dell’Unione, in cui vengono portati alla luce l’inerzia e i blocchi cronici.
George Milosan