Ci sono personaggi politici che si muovono nel panorama pubblico come sagome convenzionali, e altri che si distinguono per l’innegabile presenza di destini singolari. Rachida Dati appartiene a questa seconda categoria. Non è né una semplice parentesi né un’apparizione fugace: emerge da una storia lunga, ricca, quasi romanzesca, come un capitolo perduto di un’epopea riscoperta. Figlia appassionata dell’Oriente, una donna plasmata dal lavoro, dalla forza di volontà e da incrollabili principi repubblicani, porta nella voce il calore delle sue origini e nella presenza un’energia rara e immediatamente riconoscibile, un’intensità inimitabile.
Dati non entra in politica come si intraprende una carriera: vi entra come si sale su un palcoscenico dove vengono rievocate le mitologie del potere, del coraggio e della tenacia. Nulla in lei è una maschera o una posa. Avanza senza finzioni, con la cruda franchezza che la vita impone a chi non le ha mai chiesto il permesso. La sua traiettoria non si rivela in sfumature tecnocratiche o rituali edulcorati: si rivela nelle rotture, nei silenzi persistenti e nelle esplosioni vibranti di coloro che le difficoltà non hanno esaurito, ma acuito.
La sua risata la dice lunga… una risata schietta, quasi metallica, che risuona come una prova di resilienza. Poi un’altra, più dolce, più introspettiva, che ricorda la gentilezza delle madri e il ricordo di case modeste dove si impara presto che la dignità si indossa con dignità, anche nelle ombre più profonde. Questa sorprendente dualità, che fonde forza e delicatezza, controllo e passione, forgia il magnetismo che la rende una figura da osservare e da ascoltare.
Per Rachida Dati, la lotta non è mai un atto. È la sua stessa essenza. Attraversa l’arena politica con la profonda consapevolezza che nulla è mai garantito, che ogni passo è costoso, ogni progresso esige un prezzo. Eppure, avanza, instancabile. La sua determinazione non è intaccata dalla forza di volontà: è l’espressione naturale di una donna che comprende il valore della resilienza. Quando vacilla – perché nessuno è risparmiato – non crolla: si rialza. Immediatamente. Quasi con fierezza. Con quell’orgoglio interiore che dice: la caduta non mi sconfiggerà.
Nella sua campagna elettorale, Dati appare come una maratoneta la cui resilienza supera la resistenza fisica: è una costanza mentale, emotiva, quasi spirituale. Attraversa Parigi non come un territorio che desidera, ma come una città che respira. Ne conosce il polso, i difetti, i barlumi di luce. È questo legame quasi organico che riassume in questa frase, diventata la sua firma:
“Ovunque io vada, tu mi porti. Combatto per te. Conta su di me”. C’è qualcosa in questo che trascende la mera comunicazione. Una forma di profonda lealtà verso una popolazione che riconosce in lei la tenacia di una vita vissuta, non solo di una carriera.
E come possiamo ignorare la sua altra affermazione, pronunciata con disarmante sincerità:
“Non si può essere sindaco di Parigi senza amare appassionatamente Parigi e i parigini”. Questa affermazione non è uno slogan. Risuona come l’articolo fondante di un patto morale: chiunque affermi di parlare per Parigi deve iniziare amandola, e amandola completamente.
Rachida Dati non è una donna di finzione. La sua franchezza può essere inquietante, il suo temperamento può essere sorprendente, ma è proprio questo che le conferisce quella presenza singolare che così gravemente manca nella classe politica. Appartiene a quella categoria di donne che non hanno bisogno di nascondersi dietro i rispettabili veli della comunicazione. Non si tira indietro. Si assume le sue responsabilità. Va avanti senza riserve, senza quella freddezza istituzionale che troppo spesso trasforma il rappresentante eletto in una figura distante.
Se impressiona, non è perché non sia mai caduta, ma perché non ha mai accettato che la caduta debba avere l’ultima parola. La sua vita è come quella pietra immobile nel letto di un fiume: non si lascia travolgere, ma è l’acqua che alla fine cambia forma. La sua duplice eredità – questa rara combinazione di rigore francese e dinamismo orientale – le conferisce una profondità umana che sfida ogni categorizzazione e semplificazione.
Parigi, città di simboli, riconosce i propri. Ma Dati non è un simbolo statico. È un simbolo vivo e vibrante, segnato dallo sforzo, abitato dalla passione umana più che dal protocollo. Oggi si erge di fronte a Parigi come un’amazzone orientale di fronte a un cancello dorato: non per forzare l’ingresso, ma forse per restituirle il suo cuore pulsante.
Rachida Dati non è solo un’altra candidata. È una storia che si dipana, una traiettoria che si legge come una pagina di un romanzo, una rara alleanza tra rigore e audacia, dovere e sogni, potere e vita. Una donna che, quando appare, cattura l’attenzione; quando parla, scuote le certezze; e quando combatte, ci ricorda che la politica non è mai una questione di ufficio, ma di anima.
Zakia Laaroussi
