Nel panorama dei potenziali candidati al soglio pontificio, il cardinale Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat, pur non figurando tra i cosiddetti “papabili”, rappresenta un profilo che merita attenzione per il suo valore simbolico e strategico.
López Romero unisce una radice europea alla profonda esperienza africana. In un momento storico in cui si dibatte sulla necessità di “de-europeizzare” il papato senza tuttavia recidere il legame con la tradizione, egli potrebbe rappresentare una sintesi efficace: un europeo che ha scelto e vissuto la periferia. La sua elezione riporterebbe tecnicamente il papato in Europa, ma attraverso una figura profondamente decentrata rispetto ai tradizionali epicentri ecclesiali.
La missione a Rabat ha immerso López Romero nella complessa realtà del dialogo islamo-cristiano, particolarmente con il mondo sunnita. In un’epoca di tensioni ma anche di nuove aperture tra religioni, la sua competenza nell’interazione rispettosa e costruttiva con l’Islam potrebbe diventare un elemento chiave nella politica estera della Santa Sede.
Il Marocco è snodo cruciale delle rotte migratorie africane verso l’Europa. L’esperienza del cardinale nel trattare quotidianamente temi come l’accoglienza, l’integrazione e la protezione dei migranti, lo rende particolarmente sensibile a una delle grandi sfide globali del nostro tempo. Una Chiesa capace di offrire risposte credibili in questo ambito guadagnerebbe un’autorità morale oggi più che mai necessaria.
I suoi ottimi rapporti con il sovrano marocchino, Mohammed VI, che presiede il Comitato Al-Quds per la tutela della Città Santa di Gerusalemme, offrono al cardinale di Rabat un accesso privilegiato a uno dei dossier più delicati della diplomazia internazionale. La sua figura può quindi rappresentare un asset nel mantenimento del dialogo interreligioso e politico su scala globale.
In linea con la sensibilità di Papa Francesco, López Romero è noto per uno stile sobrio, pratico e lontano da protagonismi. Non si presta al “chiacchiericcio” di curia che tanto il Pontefice appena defunto ha criticato, ma agisce in modo concreto, privilegiando la presenza pastorale diretta e l’impegno operativo.
Pur rimanendo, almeno per ora, un outsider, il cardinale di Rabat incarna molte delle linee direttrici che Papa Francesco ha tracciato per il futuro della Chiesa: attenzione alle periferie, dialogo interreligioso, priorità alle emergenze umanitarie, sobrietà di vita e centralità della missione evangelica. In un eventuale conclave in cerca di sorprese e segnali forti, il suo nome potrebbe rivelarsi un’opzione più realistica di quanto appaia a prima vista.
Marco Baratto