Elegia scritta in un cimitero campestre

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Giu 17, 2024 #memoria, #religione
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Le modalità e le aspettative con cui si navigano le pagine Facebook, come fossero attraversamenti di un bosco, richiamano il problema generale della credibilità dei testi narrativi, evocata da Umberto Eco con il suo libro “Sei passeggiate nei boschi narrativi”.

L’esperienza che ho vissuto oggi navigando una pagina di Facebook santarcangiolese mi ha riportato alla mente i concetti esposti dal noto semiologo al sesto capitolo, “Protocolli fittizi”, con il quale esamina come, a volte, la memoria personale e collettiva, ci consenta di interpretare la vita come finzione, e come, nell’interpretare la realtà, vi inseriamo elementi finzionali. L’esempio specifico di Eco, che lo stesso definisce “terribile”, è la genesi dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion, falso libello antisemita di cui il filosofo ricostruisce le evidenti fonti romanzesche, stigmatizzando che tutti potevano accorgersi che si trattava di finzione, ma che molti lo credettero vero.

In maniera del tutto analoga oggi un autore, che peraltro si firmava, si accaniva, esprimendo il suo livore ideologico con parole a cui non intendo dare risonanza, contro i militari Alleati che avevano liberato il nostro Paese nel Secondo conflitto. Fortunatamente, interveniva il moderatore sullo scomposto troll, censurando il contenuto del post ed evidenziando così il maldestro tentativo di proiettare elementi e personaggi finzionali sulla realtà.

L’insidiosità della rete ci consiglia di fare tesoro degli insegnamenti di Eco adottando le dovute cautele perché, talvolta, la distinzione tra narrativa naturale (di eventi realmente accaduti) e narrativa artificiale (di eventi fittizi) non è affatto netta, e non esistendo segnali incontrovertibili di finzionalità i pubblici possono essere ingannati o disorientati.

Incuriosito dall’oggetto del contendere che ha stimolato questa querelle incentrata sulla gestione del Cimitero comunale di  Santarcangelo di Romagna, mi recavo sul posto e notavo che un personaggio in cerca di autore, che sembrava uscito dal Memorandum del Ministro degli Interni dell’URSS N.P. Dudorov al Comitato Centrale del PCUS e al Consiglio dei Ministri dell’URSS dell’11 gennaio 1958 sull’attuazione del Decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS del 5 ottobre 1956, aveva espresso la sua narrativa altrettanto fittizia con vernice spray sul muro perimetrale di un luogo notoriamente destinato alla pietas.

Un sentimento di altrettanta tristezza mi assaliva quando vedevo due pilastrini bianchi destinati a commemorare due nostri soldati della Prima Guerra abbattuti già da qualche tempo, considerando il legno invecchiato all’altezza della sua frattura.

Non intendo fare, quello che il Foscolo definiva, “il filosofo indifferente”, temendo poi di dovermi pentire come capito all’illustre poeta; per questo, chiedo alle autorità competenti e a tutti coloro che ne hanno facoltà di ripristinare la realtà dei luoghi, affermando con forza che la pietà per i defunti è segno anche della nostra civiltà.

 Giovanni Ramunno

Giovanni Ramunno è nato a Treviso, Italia,  Ha trascorso i suoi primi 6 anni a Washington D.C .Diplomato a Treviso, ha frequentato i corsi presso l’Accademia Militare ed è stato promosso ufficiale dell’Esercito italiano. Per trentacinque anni ha servito in Italia e all’estero come pilota di elicottero e addetto stampa. Ha operato con la NATO, UE e ONU in Bosnia, Croazia, FYROM, Kosovo, Montenegro, Iraq, Libano, Serbia.

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